A Guardia aspettano ancora il sindaco

Dopo circa due anni di cambiamento, a Guardia Sanframondi si sente ancora per le strade odor di Floriano, il genius che riuscì miracolosamente a far rimpiangere ai cittadini guardiesi tutti i sindaci precedenti, fino a Raone Sanframondo. Se la memoria non ci inganna, dopo di lui nel settembre 2020 fu eletto qualcuno che evidentemente non si è mai presentato alla Casa comune, o è ancora in cammino, verrà a piedi in pellegrinaggio. Allo stato delle cose infatti risulta non pervenuto. O forse è già scappato. Dicono che si chiamasse Raffaele Di Lonardo. Non era affatto uno stupido e molti pensarono, pure dalle parti di Amedeo Ceniccola, che anche lui sarebbe andato bene a Guardia pur di liberarsi dalla peste panziana e dal sindaco Panza che invece è ricordato con affetto dalle parti di Edimburgo, sulle rive della Senna, Conegliano, Palazzo Santa Lucia, ecc… Dopo i primi mesi si sussurrava con fatica “dategli il tempo d’insediarsi”: ma è difficile fare meglio dopo quello che è diventata Guardia in questi dieci anni, non è facile superare i postumi della sbornia panziana. Non sapete cos’era diventata Guardia al tempo di Floriano &C.; uno splendore, feste dappertutto, gente ovunque, ricchi premi e cotillons, servizi che non vi dico. Poi finalmente andò via e ora, dopo due anni di depanzizzazione, Guardia si presenta invece così: uno splendore, feste dappertutto, gente ovunque, ricchi premi e cotillons, servizi che non vi dico. Una voce di sollievo e di speranza era circolata qualche settimana fa quando il sullodato Di Lonardo (e la sua ciurma di morti di fama) aveva finalmente annunciato un progetto per lanciare Guardia. Ma a parte quel fruscio, parafrasando un titolo famoso di Gesualdo Bufalino, non si era mosso nulla. A Guardia ci vivo sempre meno anche se risulto residente. E ogni volta che arrivo, conto le ore per la fuga. Ma da quel che osservo oggi il cittadino guardiese tipo di questa comunità, quello che si trova più a suo agio, è il cantiniere. Forse per un malinteso senso astratto la comunità guardiese è pensata a sua misura più che a misura dei cittadini con problematiche varie. Se vi capita poi di viverci, sappiate che non c’è scampo: Guardia da tempo ha cancellato l’urbanità, la storia, la tradizione. Oggi è solo auto e caos, un tavolino infinito, una stomachevole mangeria h24, uno stridore di bicchieri e bottiglie. È come una festa del palio sotto la Torre del Mangia, una festa (riservata) permanente, senza cultura ma con banchetti. Magari è divertente venire una volta a visitare questo intestino crasso che si è fatto “città delle due ruote”, spararsi una birra e degustare una falanghina. Ma per chi ci vive, o vorrebbe tentare di vivere, o per chi, come me, a volte ritorna, Guardia ti mette una rabbia indicibile ma anche una nostalgia: quella di qualunque altro posto. La nostalgia di essere altrove, pure in una bolgia dell’inferno; ma non qui, non tra queste pance ambulanti, dove è più facile sentire un discorso sensato e compiuto da un ungulato sceso dal Taburno piuttosto che dal tipo sostante al bar di fronte al Comune. E qui il dubbio ti assale: che un sindaco in realtà non possa nulla di fronte a ciò, Guardia va per conto suo, nessuno può più fermarla o mutarla, salvo l’uso del napalm o di arsenali nucleari. Il sindaco Di Lonardo e la sua ciurma di morti di fama sono solo piccole calcomanie sul Comune, puramente ornamentali, fuochi fatui, video-mapping, ombre proiettate sui muri; non guidano la comunità ma fungono come le bandiere al vento, all’inizio sventolano, poi cedono al peso della nullità e della inconcludenza. D’accordo, ma allora, ci chiediamo e lo chiediamo anche al sindaco Di Lonardo e alla sua ciurma di morti di fama, perché fingere di candidarsi e poi d’insediarsi, perché la sceneggiata del voto, la costosa menata delle elezioni?

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