L’infantilismo al potere

Fa quasi impressione rimettere in fila tutto quello che si è sentito in questo biennio di gestione Di Lonardo. Difficile capirlo. Invece era facile capire che cosa hanno prodotto i geni panziani in questi dieci anni. Basta guardarsi intorno. E che è stato accolto da Di Lonardo & C. con un’alzata di spalle, con un sorriso complice o persino con indulgenza. È stato tutto meraviglioso. In questo lungo periodo sono state fatte, dette e scritte cose per cui in altre parti della penisola sarebbero scattati gli allarmi nazionali, le proteste popolari, manifestazioni pubbliche davanti il comune. Invece tutto è passato via. Nemmeno un plissé. Scivolato. Fra un sorriso e un ammiccamento. Come se fosse la cosa più normale del mondo. Con la precedente gestione di governo cittadino, le indennità di carica erano più alte… Ma come? Cari Di Lonardo & C. Cari EsserCi. Essere per il cambiamento, pronti a dare sé stessi ed essere al servizio della comunità gridato dal ballatoio di piazza Castello non era un valore fondamentale? Irrinunciabile? Non veniva considerato sacro come la Sindone? Tutto dimenticato? Dichiarando addirittura di voler rinunciare a quei “pochi” spiccioli un lusso che non ci possiamo permettere? E ora invece la democrazia ha i suoi costi. E i valori non sono più così fondamentali. Soprattutto non sono più così intoccabili. Si possono torcere, raggirare. Anche calpestare. Amen. Una prece. Ma allora (uno si domanda), chi ve lo fa fare? Se le indennità di carica sono basse, che ci stanno a fare lì gli amministratori? A scaldare le sedie? Di che si occupano? Del degrado? Del traffico? Dei giovani? Del lavoro? Chiaro: si occupano delle mancette. Piccoli cadeaux. Spartizione di briccioline. Non aiutano certo i cittadini guardiesi, ma al massimo qualche interesse particolare ed elettorale. Sempre la stessa storia. Favori, prebende, aiutini ad amici e conoscenti. Ormai l’unica cosa che tiene vivo il comune di Guardia Sanframondi. Di spirito di servizio non è rimasto nulla. Naturalmente tutto lecito. Tutto consentito. Ma un po’ irritante. Eppure non si può fare a meno di provare un po’ di delusione per un raggruppamento che era nato con la promessa del cambiamento e che finisce così – come la precedente amministrazione -, in un’orgia di opportunismi, piccole e grandi meschinità e altre vergogne che allontanano ancor più i cittadini che pure li hanno sostenuti. L’assalto alla diligenza comunale c’è sempre stato, sia chiaro. Ma un tempo era l’assalto di un comune che decideva. Mediava. Contava. Adesso tutto avviene agli estremi (a monte e a valle). E agli eletti non resta che prendere atto della propria irrilevanza. Che non sarebbe un problema, se non fosse che molti guardiesi su di loro riponevano le loro speranze di cambiamento. Ma come? Anni e anni a sopportare la pur allegra malagestione panziana, a temere per i nostri conti pubblici, la dittatura della maggioranza. E adesso di che parliamo? Delle indennità di carica. E il resto? Silenzio generale. Lo dovremo ricordare, quando torneremo lucidi. Quando il cittadino guardiese tornerà lucido. E si chiederà come abbia fatto a ridursi così. Con le sue delusioni. Prostrato. Stanco delle promesse elettorali che vengono dimenticate un minuto dopo la chiusura dei seggi. Stanco delle parole sempre uguali, degli slogan, delle mangiatoie estive e delle secchiate d’acqua. Sarebbe bello se questo paese ritrovasse slancio, forza, entusiasmo. Ma è difficile. Perché Guardia si è ormai ridotta a piccoli comitati elettorali. O, peggio, a comitati d’affari.

A chi piace la politica deve piacere per forza Guardia Sanframondi. Anche se per alcuni, evidentemente, è solo una sorta di trampolino di lancio. Se non fosse però che la sua sciagurata classe dirigente (se così si può ancora definire), in questi anni l’ha resa pezzente, ripugnante e definitivamente provinciale. Ed è il motivo per cui Guardia, anche a chi piace la politica, non piace più. Tomasi di Lampedusa ha purtroppo ragione. A Guardia tutto è diverso, nulla è però cambiato. Perché la terra che fu dei Sanframondo è e purtroppo è destinata a rimanere ancora a lungo immagine e somiglianza dei suoi veri padroni, tra cui chi per oltre un decennio finanche sindaco fintamente uscente, che nessuno vuole ma che tutti cercano: per averlo alleato, complice, portatore d’acqua e, al contempo, avvelenatore di tutti i pozzi del consenso. In questi decenni non c’è stato politico (o presunto tale) che non si sia ritrovato a uggiolare sotto le loro finestre, in attesa che dall’alto, non lasciassero cadere un osso.

Possibile che in questa comunità si continui a non voler comprendere che quel non voler uscire dall’anatema del Gattopardo – “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” – non è altro che un attardarsi nel deserto della disaffezione.

Un commento

  1. Secondo me questo paese si deve lasciar andare alla deriva. Hai ragione a Guardia Sanframondi niente cambierà. I guardiesi sono dei medievali che hanno avuto sempre bisogno dei padroni. Prima c’era don Mimì e poi quelli che conosciamo. A me personalmente non interessa più tutto ciò che si fa nella rinomata ” gemma del sud”.

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