Scusate tutti, se anche oggi non faccio un buon servigio all’immagine sorridente della nostra Guardia; tra un po’ arrivano gli eventi estivi, le kermesse, gli enoturisti, i tedeschi, gli ospiti tutti e non è bello che si parli di questo, ora, ma non sono un turista che gode delle bellezze della mia terra e va via, purtroppo mi tocca ogni tanto alzare lo zerbino e dare una spolverata. E sotto lo zerbino guardiese con su scritto “Welcome” da lustri c’è solo tanta polvere. Messa lì lontano dagli occhi. Non voglio rovinare l’immagine che molti hanno di Guardia, dicevo, ma noi che “we are in Guardia” dalla mattina alla sera, 365 giorni all’anno, dobbiamo occuparci anche di altro. Perché oggi il vero crimine in questa comunità è rimanere in silenzio e seguitare mettere la polvere sotto il nostro variopinto zerbino. In giro non c’è indignazione, forse semplicemente per paura, per interessi oppure perché “non è il caso”. Tutto istiga a dire, come il personaggio goldoniano, “se la casa brucia voglio scaldarmi anch’io”, ossia trarre profitto dalla rovina, badando ai miei vantaggi personali. Vivi e non rispondi di nulla a nessuno. E questa mancanza di retroterra purtroppo non produce alcun disagio, come se tutto fosse inutile, ridondante, ingombrante, del tutto superfluo. Sia chiaro, ben vengano le biciclette, la falanghina, le vetrine internazionali, gli eventi estivi, le kermesse, gli enoturisti, i tedeschi, gli americani… E poi? Visto che il filone della cultura in questo paese è esausto ormai da tempo e non alimenta alcun progetto di rilancio seriamente innovativo. Eppure le individualità guardiesi svettano come eccellenze singolari, ma non c’è un sistema Guardia che le riconosca e le valorizzi, non c’è una rete o un filtro che promuova i migliori e li agevoli; manca un sistema di relazione e un criterio di selezione. Non sappiamo riconoscere le competenze, le differenze. Le capacità non contano nulla, la memoria collettiva è labile e presto dimentica il bene come il male, i meriti come i demeriti, il decoro come l’indecenza. E innanzitutto non c’è traccia di alcun cambiamento da parte di chi oggi ha l’onere e l’onore di amministrare questa comunità e che (a parole) afferma di aver rotto i ponti con il passato.