Pippuccio era un semplice ragazzo di campagna, famiglia contadina, diploma conseguito per forza, media intelligenza, pochi hobby, qualche interesse, amici ordinari. Ogni mattina uscendo di casa, percorreva con l’auto un tratto di strada sterrata che era sempre scassata, potenzialmente letale. Questa cosa a Pippuccio lo mandava in bestia, così promise che avrebbe trovato un modo per sistemarla. Studiò, si informò, chiese pareri ai tecnici che conosceva, parlò con il Comune, ed infine capì che tutto dipendeva dalla volontà politica. Un giorno, dopo infiniti tentativi andati a vuoto, Pippuccio ne parlò con l’assessore competente e gli espose il problema. L’assessore lo ascoltò con attenzione, ammirandone la tenacia, poi dopo avergli offerto un caffè gli disse che la politica era una cosa complessa e da fuori non avrebbe potuto capire. Ma Pippuccio capiva ciò che vedeva: sorriso impeccabile, macchinone ultimo modello e quella finta empatia che malcelava un mare di strafottenza. No, non avrebbe permesso che la cosa finisse così. Il tempo passa e dopo oltre vent’anni un gruppo di persone – gente abile ad argomentare, e far credere di percepire i bisogni e ad usare le frasi giuste che potessero dare speranza alle persone in un cambiamento reale – si presentò e vinse le elezioni. Pippuccio era sempre più determinato a mantenere la promessa fatta a sé stesso. Nei primi mesi cercò in tutti i modi di carpire i percorsi e le scorciatoie che il nuovo gruppo avrebbe intrapreso per poter indirizzare il dibattito verso la definitiva realizzazione di quella strada sterrata. Oggi, la strada sterrata è sempre scassata, potenzialmente letale, e il nuovo assessore – lui che ascolta sempre con attenzione -, complimentandosi per lo spirito combattivo dimostrato da Pippuccio, risponde che la politica è una cosa complessa e non comprensibile da fuori ma non mancando mai di offrire il caffè…