Come siamo passati dal Cambiamento a due Babà

E alla fine, del Cambiamento rimasero solo due Babà nelle stanze del Potere Comunale. Evacuato (politicamente) Floriano, ridotto ormai a prestigiatore di strada, sono rimasti due Babà souvenir del panzismo nel cuore dell’istituzione guardiese. Vi ricordate la loro rivoluzione, urlata dal ballatoio di piazza Castello, la foga anti-sistema contro i succedanei di Floriano, contro l’Incompetenza, il Malaffare, i Vaffa e tutto il resto? Bene, se vi ricordate tutto questo dimenticatelo. Di tutto quel ciclone sono rimasti due zelanti maggiordomi. Sono gli ultimi lasciti del panzismo ai vertici dell’Istituzione. In quanto ultimi come dessert, in quanto artefici del Cambiamento (strano, che ad oggi nessuno se ne sia accorto) e in quanto docili e arrendevoli, sono i due Babà del panzismo. Uno è un ex-giovanotto che gli è andato tutto bene nella vita, nessun mestiere improvvisato e precario, assunto quasi subito come aiuto-commesso dalla Balena Bianca, un dc doc, corrente Fregoli. Nessun gratta e vinci miracoloso. Finita l’epopea correntizia è rimasto per un trentennio nell’Istituzione come un frutto fuori stagione, appeso e solitario, sull’albero della Casa Comunale. Una figura coerente, almeno al suo curriculum, in cui il pensiero e azione coincidono perfettamente nell’inattività bilaterale. Il suo unico tema per anni è stato Sindacale. Chi non lo ricorda il giorno della prima comunione quando (visto che nessuno se lo filava) andò a piedi a consegnare le dimissioni dalla maggioranza per far capire che lui è uno della gente. Giusto il tempo di farsi una foto da mandare sui social. I due Babà sono un prodotto tipico della stagione panziana, un dop che dimostra come in questo disgraziato paese siamo arrivati alla frutta, e non per modo di dire. Con i due Babà l’impresa di peggiorarlo era impossibile. In loro era già in natura l’espressione massima del Nulla panziano. Di più e di peggio non si poteva. Esponenti di spicco dell’ala fideista del panzismo, con scappellamento radical, tardivo sessantottino di risulta, con la loro parlata da Ninnillo di mammà (a proposito, auguri a tutte le mamme) e la proverbiale mosceria da posapiano sono diventati Istituzione come si beneficia del caffè sospeso, al primo panziano che fosse capitato da Geppino. L’altro Babà è più versatile. Ora è un soldatino di latta, per citare la fiaba di Andersen. Sto parlando dello statista e plenipotenziario assessore tuttofare (in arte non mi candido), che ha superato il record di Arturo Brachetti di diciotto travestimenti rapidi. Un lungo curriculum, nonostante l’età relativamente giovane, nell’arco di un trentennio politicamente (per modo di dire) è stato tutto e il suo contrario. Pensate qualunque ruolo, qualunque posizione politica, qualunque alleanza, qualunque convincimento, lui l’ha indossato. Sarebbe troppo lungo compilare l’elenco delle sue giravolte; per descrivere le sue contorsioni e le sue sterzate ci vorrebbe la pattuglia acrobatica. Ma le sue mutazioni tuttavia rivelano che il diversamente giovane con la chitarra in mano è sveglio, anzi è sveio, per dirla nel mio ex lessico che si mangia ogni gli. Dico sveio, non ho detto intelligente. Checché se ne dica lui è molto più sveio dell’altro, è dinamico e non solo perché lo mandano a parlare con le Istituzioni e a prendere le sigarette; ha una capacità formidabile di adattamento e di sopravvivenza a ogni situazione. Zelig guardiese. Già da ragazzo, quando lo vedevamo andare all’Università a Napoli con l’abitino della cresima, la cravattina d’ordinanza e una borsa più grande di lui, capimmo che “l’ominarello” sarebbe diventato qualcuno, capace di ogni cambiamento, convergenze parallele, inversioni a U. Si vedeva già la furba duttilità del transpanziano. Di sicuro, come molti, ignora tante cose, ma non l’arte di barcamenarsi e travestirsi. Azzardo una previsione e chiudo: il prototipo del politico futuro (ma anche passato) di Guardia Sanframondi sarà lui, smart, riconvertibile, decapottabile, hybrid, e soprattutto capace di adattarsi a ogni potere interno ed esterno, a ogni comando, a ogni nuovo ordine di servizio, gestendo con furbizia il sottopotere paesano.

Che tristezza! La politica in questa comunità finisce, perché comanda ancora la panza, ci sono solo maschere che come al cinema accompagnano la gente a sedersi per vedere lo spettacolo in silenzio, con bibita e pop corn. Faccio una previsione. Dei due Babà uno prima o poi svaporerà come il rum al suo interno, e quindi perderà vigore; l’altro invece farà strada, andrà sempre meio.

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