Vedo gente maltrattata dagli anni, ma ancora più da sé stessa, che delira (e non per il caldo, per questo c’è l’aria condizionata). Vedo gente sparare soltanto cazzate. Vedo il luogo del potere e vedo un palazzo di gente morta, più incapaci che pericolosi. Vedo sindaci, assessori ruspanti e assessore sciccose che cambiano idee come fossero vestiti presi dall’armadio, eletti e favoriti all’affannosa ricerca di like, nani e ballerine, gente persa da sempre nel vuoto cosmico dove adesso rischia di sprofondare del tutto. Vedo il vuoto mentale che li avvolge, un buco nero dove i neuroni vengono attratti in un vortice distruttivo che non ne lascerà traccia. Tanto noi guardiamo il dito, mica la Luna. Vedo gente, per esempio, che – con o senza fascia – può parlare per ore, correttamente e senza errori, che dice e non dice, che è d’accordo però non condivide, che è giusto ma non è così, che si può fare ma non si farà… uno che tu lo ascolti bene, attentamente, e alla fine ti chiedi cosa cazzo abbia detto. E la politica, bellezza! Vedo poi chi li ha votati e sostenuti (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa) e non ha visto questa sciagura. Ci sono quelli che hanno votato questa sciagura, e a loro delle denunce e perfino della verità delle cose non gli frega proprio niente, visto che hanno avuto quello che volevano. Evidentemente si fidano. Chi li ha votati lo sa già e li ha votati apposta. E magari si fidano anche di quelli che c’erano prima (che poi sono sempre gli stessi), se dopo trent’anni e tutto quello che è successo sono ancora lì a votarli, come cristallizzati nel tempo. E più i morti viventi si dimostreranno cialtroni, più combineranno schifezze, e più chi li ha votati radicherà dentro di sé la certezza di avere scelto bene. Irrecuperabili.
Tutti complici e perciò tutti colpevoli.
Vedo e fingo di credere nella loro buona fede, perché le alternative sono piuttosto inquietanti, e hanno parole che non voglio usare, ma che conoscete fin troppo bene e che riterreste anche voi più adeguate. E vale quanto già detto altre volte: se avessero dignità dovrebbero raccattare i propri cocci e togliersi dai coglioni senza farsi rivedere. Ma non succederà.
Vedo la maggioranza silenziosa di cittadini, e qui mi chiedo dove siano finiti quelli intelligenti. E soprattutto se abbiano qualcosa da dire su questo totale sfacelo. Vedo gente in stallo. Fermi, immobili, più o meno confusi. Il cui vero sport nazionale non è il calcio, ma il piagnisteo. Ma non è tutto questo a farmi paura, quello che mi terrorizza davvero è che vedo la gente morta. Vedo gente morta, abbattuta e affondata. Siamo diventati il popolo che in tutta la valle sottostante qualsiasi potere vorrebbe. L’adulazione è per noi un’attitudine atavica. Eppure valutare, criticare il potere, essere contro è la forma di passione più stimolante, la più vitale, quella dove orgoglio e dignità trovano casa, quella che dà un senso al vivere. Non a prescindere, sia chiaro, non per partito preso o per il solo gusto di esserlo, ma essere contro per una ragione, per un motivo. Ma il punto è proprio questo: il motivo. Denunciare, intendo. Indignarsi, elencare le schifezze di questi tempi, di questa e di quella sciagura e più in generale di questa politica è del tutto inutile.
Vedo l’ipocrita contrapposizione “istituzionale”: impalpabile, incerta, precaria. Più che altro la immagino. Per schierarsi contro bisogna prima essere capaci di pensare, poi avere voglia di capire e infine serve il coraggio di stare da una parte: schierarsi. Vedo invece il paese (òps: borgo) viscidamente diviso in gruppi di tifosi, ben distinti, perlopiù ottusi e poco propensi al dialogo. Come tutti i tifosi. Non c’è più convinzione, non c’è rabbia, non c’è sangue. Ma pensare è faticoso, ci sono già i pifferai che lo fanno per noi e allora perché abbandonare questo brodo di ignoranza così rassicurante? Che poi, anche ammesso di capire, stare con i perdenti sarebbe troppo impegnativo, in contraddizione con l’egoismo, quello sì, radicato bene nel nostro codice genetico.
Vedo un antico paese (òps: borgo) in caduta libera da decenni ma se prima parevano almeno funzionare i freni, oggi non c’è più nemmeno il pedale. A capofitto nel baratro. L’opera distruttiva posta in atto da questa gente morta appare talmente chirurgica e precisa che non sembra frutto di errori, o cattiva gestione, ma anzi, pare proprio il lavoro di un killer.
Così contro non si schiera nessuno, e io vedo la gente morta. O forse il morto sono solo io.
No caro Raffaele, il morto non sei tu, lo zombie no sei tu. Nel borgo di medioevale non c’è solo il castello bensì anche le menti non pensanti di amministratori e affini. Facciamolo sprofondare ancora più sotto del livello attuale così forse ci sarà una risalita. Diceva Baudelaire ” Au fondo de l’inconnu pour trouver de nouveau.” È comunque gli abitanti del borgo si sono abbruttiti in tutti i sensi, tra poco inizieranno a nascere bambini con la coda, bicefali degni solo dell’Istituto Cottolengo. Spero in una sana e seria distruzione del borgo.
Silvio Vulpius Capocefalo.