Stamattina ho guardato i canali news, incuriosito dal tipico bollettino post botti che questa ricorrenza evidenzia ogni anno, sperando che restrizioni e clima tutt’altro che festoso avessero attenuato in taluni l’attrazione verso gli esplosivi e la convinzione di possedere parti del corpo in eccesso. Devo ammettere che rispetto al passato i casi siano stati pochi e circoscritti, il che nello scontento generale non è una cosa negativa. Ma la notizia principale, quasi ossessiva, è stato il messaggio di augurio e commiato del presidente Mattarella, sul quale gli aggettivi si sono sprecati: commovente, toccante, intenso, diretto, patriottico, speranzoso, fiducioso, incoraggiante, simbolico, stupendo. Parole vuote che hanno fatto seguito a quelle pronunciate da Mattarella sui vaccini che “non garantiscono l’invulnerabilità”, sui “no vax” che “sprecano” l’opportunità di immunizzarsi e “offendono” chi “non l’ha avuta”. Evitando però di dire agli italiani che il vaccino è utile, utilissimo, soprattutto per certe fasce di età, ma non è il Sacro Graal e che la punturina anticovid non è la panacea di tutti i mali e va accompagnata con una sanità non più depauperata e con le cure domiciliari, con la ricerca per gli antivirali e con tutto quello che occorre. A questo punto dovevo rimediare al fatto di essermelo perso, come avrei potuto continuare a vivere nel rimpianto dinnanzi a cotanta magnificenza? Fortunatamente subito dopo la carrellata di slinguazzate da parte di tutte le forze politiche, l’ho rivisto per intero. Questo ho visto io: in piedi, occhio vitreo ed inespressivo, concentrato più nel leggere fedelmente il gobbo di un discorso scritto da altri che nell’assumere una mimica per dare un senso a quelle parole, un compendio di retorica sciatta e prevedibile interpretata con la stanchezza di chi è costretto a svolgere l’ultimo compitino prima delle ferie. Nessuna traccia della risolutezza di chi in questi sette anni si era opposto alla nomina di ministri “scomodi”, imponendo alcuni ministri di fiducia, la disastrosa gestione della magistratura – di cui Mattarella è presidente -, nessun segno della scaltrezza di chi aveva Draghi già pronto nel cassetto durante lo show parlamentare dei tabacci, dei mastella, dei ciampolilli e dei cinquestelle responsabili diseredati, dando il via libera al quinto esecutivo del suo settennato, nessun accenno alla colpa di aver firmato qualsiasi cosa! E allora buona vita, caro presidente, simbolo calzante di un’ipocrisia elevata a pregio, divenuta garbo istituzionale. Di sicuro non la rimpiangerò, pur consapevole che chi le succederà sarà certamente peggio…