Peggiore della meschinità, dell’ignoranza e persino della volgarità. Chi, dovendo scegliere quale cancellare fra gli atteggiamenti umani più insopportabili, non indicherebbe l’arroganza? Leonardo Sciascia, nella sua definizione di “Arroganza”, scriveva: “Qualità intrinseca al potere; a meno che non sia esercitato da noi: cioè da coloro che dicono arrogante l’esercizio altrui del potere”. Sorella della superbia, madre della presunzione, figlia dell’orgoglio, l’arroganza – manifestazione di un malriposto senso di superiorità nei confronti dell’altro – è il comportamento altezzoso, sprezzante e talora violento che in effetti caratterizza chi detiene il potere. Una categoria imbattibile quando c’è da dare prova di vanità, ipocrisia, presunzione, superficialità, incoerenza. Non è un caso che l’arrogante è colui che sbaglia di più, senza mea culpa. Come la politica ultimamente sta dimostrando ogni giorno. Non aiuterebbe meno spocchia e più umiltà? Pensiamoci. Nulla come il politico arrogante – presumendo troppo di sé e volendo fare sentire la propria superiorità – arreca più danni alla società e offende maggiormente il cittadino. Più ancora dell’inadeguatezza, della stupidità, dell’incompetenza. Il guaio, dimostra la storia, è che gli arroganti hanno sempre la meglio. Ecco perché sono al potere.