In Campania De Luca è uno che si sente – e purtroppo è percepito da tanti – come un padre/padrone. Non è affatto pazzo, e nemmeno stupido. Quello che fa, lo fa scientemente, per una precisa ragione. Appena poche ore dopo la sua plebiscitaria riconferma elettorale, impone un provvedimento plateale (anticipando il governo), quello dell’obbligo della mascherina anche all’aperto e ne minaccia un altro, ancor più inutile ma fortemente dannoso per la collettività, quelle della chiusura totale delle attività sociali e produttive della regione. È un animale politico dotato di una cinica intelligenza, di un istinto primordiale per il potere. Di quali siano le soluzioni di buon senso per affrontare il problema del virus, semplicemente non gliene importa assolutamente nulla. Non ha freni inibitori, e spinge il pedale dell’acceleratore fino al limite. Ha capito che il modo più facile di governare è sfruttare la paura della gente, per poi atteggiarsi a suo salvatore: e lo fa sistematicamente, con scientifica perizia. Non fa altro che dare ai suoi elettori quello che essi, col loro voto plebiscitario “bielorusso” (il 70% dei votanti, considerando però che c’è un 45% di astenuti), gli hanno chiesto. Ora c’è da pensare ai nuovi contagi (l’Rt della Campania è il più alto d’Italia con 1,24) ma soprattutto alle Asl che fanno pochi tamponi: secondo il rapporto Altems della Cattolica, la Campania è la regione d’Italia che fa meno test in rapporto alla popolazione. E le scene dei napoletani che fanno ore di fila, anche durante la notte, per fare il tampone dicono tutto. Così come i Covid Center prefabbricati costati 18 milioni di euro, ancora oggi, drammaticamente chiusi.
Lo chiamano “sceriffo”. E tutto lascia pensare che questo sceriffo, abbia particolarmente a cuore la salute dei propri cittadini. Spende milioni in tamponi dai privati (in queste ore se ne sono acquistati 10 mila) ma ha finito i fondi per la diagnostica delle patologie più gravi. E qui casca l’asino e con lui lo sceriffo, inciampando su altre contraddittorie misure, intraprese dalla Regione Campania, che invece espongono a rischi enormi per la salute, le fasce più povere della popolazione e i cittadini colpiti da altre patologie più gravi. Sto parlando dell’impossibilità, per la maggior parte dei cittadini, di poter effettuare prestazioni sanitarie presso i centri accreditati in regime di convenzione, perché sono finiti i fondi ad essi destinati. Se ne riparlerà nel 2021. Mi spiego meglio. I pazienti che hanno un codice di esenzione per patologia, perché sono gravemente malati, o che hanno un codice di esenzione per reddito, perché non possono permettersi le spese sanitarie, saranno costretti a pagare per poter ricevere una prestazione sanitaria presso un centro convenzionato con le Asl. Chi non può pagare – parliamo di tutti coloro che hanno il codice di esenzione per reddito – sarà costretto ad aspettare fino al 2021. Ma allora dove devono andare questi pazienti? Mettiamo che io sia un cardiopatico con una fibrillazione atriale da far controllare immediatamente. Ma non ho soldi per pagare. Che faccio? Nei centri convenzionati mi dicono che non possono accettare la mia esenzione. Dovrei pagare tutto. Negli ospedali mi chiudono la porta in faccia. Dove vado?
In pratica De Luca, ci sta dicendo che se camminiamo per strada da soli, siamo obbligati ad indossare la mascherina (e siamo d’accordo) perché lui tiene tanto alla nostra salute, ma se abbiamo una grave patologia e non abbiamo soldi per sottoporci ad una prestazione diagnostica, dobbiamo aspettare il 2021 o sperare di riuscire a farlo in un sovraffollato ambulatorio. Altro che assembramento. Altro che evitare sovraffollamenti. Questo vuol dire tenere alla salute dei propri cittadini? Buttare milioni di euro al giorno per effettuare tamponi per scoprire che c’è gente che non ha sintomi mentre chi ha un tumore, per esempio, dove la tempistica di diagnosi è fondamentale, lo induciamo ad aspettare tre mesi prima di effettuare un controllo, perché abbiamo finito i fondi per lui. Costringendo sempre più gente a rinunciare alle cure.
Le sue inadempienze non possono ricadere con minacce continue sui cittadini. La domandina semplice allora è: che ha fatto lo sceriffo di Salerno in questi anni (al netto delle fritture di pesce, delle cazzate sparate su Facebook per denunciare fantomatiche “campagne diffamatorie contro la Campania” e la chiusura di ospedali), quando il virus al sud era arrivato poco, e c’era tempo di portarsi avanti?