Guardia, la Cupola e i Guardiesi

Ma davvero vi aspettavate che le prossime elezioni amministrative di Guardia Sanframondi dessero il via libera al cambiamento? Ma in che mondo vivete, conoscete le biografie dei primi due candidati sindaco (gli arcangeli, come oggi vengono definiti sul web), chi li ha voluti lì, e più in generale conoscete le leggi inesorabili del potere in questa comunità, il loro reciproco sostegno? Pensavate davvero che accadesse il contrario? Per anni siamo stati abituati a considerare il Comune di Guardia un po’ il centro del nostro piccolo universo. È tempo di fare un salto di qualità e considerare che chi lo occupa e le sue ramificazioni è oggi piuttosto la Cupola. Proprio così, la Cupola, quell’assetto di potere interdipendente e non espugnabile in modo fortuito che sporca, infanga e insieme blocca, frena, deprime la vita e le opere di questo paese. La più grande industria del nostro territorio. Una struttura sovrastante che non accetta né immissioni di estranei, né il minimo cedimento dei suoi assetti consolidati. I suoi metodi e i suoi scopi sono finalizzati alla pura conservazione del potere, allo scambio di favori tra poteri, all’associazione di scopo finalizzata al reciproco sostegno. Quello che il popolino guardiese qualche decennio addietro sintetizzava nella formula “mantienimi-che-ti-mantengo”, ossia uno regge l’altro e ambedue impediscono l’accesso di estranei. Che si tratti d’intenzioni mafiose perseguite in modo incruento, nulla toglie al suo carattere puramente antipopolare e al prevalere della conservazione del potere su ogni altra considerazione. E l’idea che questo paese debba assistere all’ennesima farsa elettorale aggiustata sugli interessi particolari di pochi, rende ancora più miserabile il ruolo della Cupola. Più in generale – visti i primi nominativi, gente sulla “cresta dell’onda” da più di un trentennio – la vedo dura, la prospettiva che noi guardiesi abbiamo davanti. L’istinto dell’autoconservazione del potere, il puro criterio di sopravvivenza, rende impensabile ogni speranza di cambiamento. Magari, chissà, non lo vuole neanche una larga fetta di popolazione che teme di perdere qualcosa. Certo, mancano ancora una decina di giorni, non si possono mai escludere imprevedibili colpi di testa e di scena, risse, defezioni e rovesci di fronte, auspicabili terze liste; ma non si può confidare sull’eccezione, bisogna fare i conti con la norma. E la norma oggi ci dice che a Guardia non sta per finire un bel niente. Anzi. Le solite tre o quattro nullità, una sorta di triangolo delle bermude dove sparisce ogni dignità e funzione politica, sono intrecciate e pur detestandosi hanno una sola priorità che li lega fino alla morte: campare, tirare a campare a ogni costo. Perché se la giostra si ferma, loro dovranno scendere, non c’è verso.

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