L’Annunciazione

Ma dov’è la rivoluzione culturale di una politica che ogni cinque anni si presenta come una svolta radicale rispetto ai poteri precedenti? Cinque anni non sono pochi per indicare almeno una direzione, per delineare almeno un’intenzione, l’avvio di un nuovo percorso. E invece in questi cinque anni non si è intravisto nemmeno l’accenno di un inizio. Né sul piano del contrasto “al grande inganno rappresentato da un’amministrazione comunale guidata dal sindaco Panza Floriano e una falsa opposizione”, come dice Ceniccola, né sul piano delle idee e dei programmi alternativi, né sul piano degli uomini e dei criteri di selezione, come nel caso dei due candidati sindaci, Di Lonardo e Sebastianelli, eredi designati di Floriano Panza. Ma la gara per la successione non è ancora finita.

Totale continuità, piatta prosecuzione del panzismo, permanenza dell’egemonia culturale precedente. La formula è stanca e si ripete in modo meccanico, le dichiarazioni suonano come nenie e mantra, testi imparati a memoria da foche ammaestrate. Non diverso è il clima che si respira per la comunità, dove l’immagine di Guardia resta purtroppo ancora ancorata a personaggi-simbolo, come Floriano Panza che cercando il Martirio partenopeo ha perfino aumentato le dosi del suo egocentrismo becero e untuoso.

Due candidati ufficiali e una mina vagante (Ceniccola) vivranno tra meno di due settimane un giorno di passione per la fatidica presentazione delle liste. Ammiro e compatisco la loro abnegazione, inclusa quella dei buontemponi candidati che si infileranno nella partita. Sebastianelli, Di Lonardo e (forse) Ceniccola sono divisi da tutto e da nulla: in queste ore parlano continuamente di idee e di confronto sulle idee senza averne o mostrarne alcuna. Si presentano alle elezioni come una specie di Ora Suprema, di momento della Verità, di Ordalia e Giudizio di Dio. Ripetono un rosario di unità e di pregiudizi, di apertura al mondo del lavoro, al mondo agricolo e dell’enoturismo, stare di più tra la gente e sul territorio, più la preghiera alla Madonna e ai loro santi protettori. In realtà la linea di confine tra le loro candidature non è delineata dai contenuti ma è segnata dal loro rapporto con Floriano Panza da una parte e con la “Cantina” dall’altra.

Mutano le gradazioni e le distanze, non i contenuti, non le visioni, tanto meno le strategie. Parole grosse in un’epoca per questo paese emozionale, superficiale e psicolabile.

I due (???) sfidanti ripetono un blabla ormai logoro, una cantilena, un mantra paleo-modernista che trova qualche impeto solo nel desiderio inarrestabile: l’occupazione vorace della poltrona lasciata momentaneamente vuota dal più grande agitatore di non-idee degli ultimi anni. Intanto si scalda ai bordi del campo la riserva della repubblica guardiese: Amedeo Ceniccola che li aspetta al largo e a cena.

Non c’è sostanziale differenza tra di loro, dice il giornale unico, quasi a suggerire che dietro le divisioni c’è una sostanziale unità di intenti e concordia di prospettive. In realtà la tragedia è proprio quella, i due candidati non dicono niente di nuovo, di diverso, salvo criticare tutti e due le cose che non hanno fatto o hanno fatto e continuano a fare tutti e due: essere cioè tutti e due prigionieri, magari in gradi diversi, del panzismo. Fanno persino rimpiangere il primo Panza che almeno tentò di discostarsi da quel catechismo, salvo poi vendersi l’abecedario – come Pinocchio- pur di entrare nel teatro dei burattini e comandare nel paese dei balocchi.

La cosa più terribile è la mancanza di candidati alternativi. È inesorabile la macchina del rigetto che in questo paese li brucia, li consuma e poi li vomita. È una legge inesorabile della politica senza fondamenti, solo parentale e amicale. E avanti il prossimo. Giù nella scarpata. Personaggi che potrebbero conquistare consensi e perfino entusiasmi, diventano anche loro a un certo punto insopportabili cliché. Basta, non ne possiamo più di questo repertorio, queste facce, queste voci. La narrazione generale è sempre la stessa, le persone che la somministrano sono pressoché le stesse, i criteri e le priorità sono rimasti invariati. La musica non è cambiata, l’impostazione è la stessa. Tutti alla ricerca di un minuto di celebrità. Tutti a lezioni private da Floriano Panza.

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