Chiacchiere morte

Ha ragione Luca Telese, quando scrive: “Il Covid19 ha diviso l’Italia tra garantiti e non garantiti, e questa contraddizione, ogni minuto in più di quarantena che passa, rischia di diventare deflagrante ed esplosiva. I non garantiti sono allo stremo, alla canna del gas, i garantiti sono lì intenti a ripetere il loro slogan prediletto: “#Restateacasa”. I garantiti pensano che questa sia l’unica priorità possibile, in primo luogo, non per indifferenza o idiozia, ma semplicemente perché se la possono permettere. I non garantiti – invece – hanno a cuore la profilassi e la salute pubblica, esattamente come loro, ma al contrario di loro non se lo possono permettere. Niente di più”. Che tristezza! Vedere sedentari contro marciatori, giovani contro vecchi, lo Stato contro le Regioni, il Sud contro il Nord, i favorevoli contro i contrari, sicurezza contro libertà, la giustizia contro la legge, il pubblico contro il privato, quelli che lavorano contro quelli che non lavorano, i partigiani del Mes contro i patrioti degli Eurobond. Cui prodest? Ci è stata addirittura tolta, con la libertà del pensiero, la trasparenza, la possibilità di dirci due parole, due, ma vere. Ci vogliono stravaccati su un liso divano. Il garantito si sente un santo. Vuole abbracciare tutti, stringere le mani, cantare sui balconi, dicendo: quando tutto questo sarà finito sarò un uomo diverso. Si commuove per ogni piccolo gesto di solidarietà. Si sente saggio, perché ha trovato nella scienza una nuova religione. Attento ai numeri dei nuovi sacerdoti. Quel pletorico Sinedrio che va sotto il nome Comitato Tecnico per l’emergenza Covid-19. D’accordo è la fine del mondo, ma tra pochi giorni ci sarà la resurrezione. La promessa è ripetuta da mane a sera in ogni tg, è scritta sui muri, sui lenzuoli stesi sui balconi: state a casa e andrà tutto bene. Garantiti e non garantiti. Siamo sulla stessa barca, ci dicono. Non è vero, non stiamo nella stessa barca! Stiamo tutti nella stessa tempesta, ma in barche decisamente diverse! Infatti, per i non garantiti la “fase due” è ancora un sogno. Il sogno di una moltitudine di persone che risente maggiormente gli effetti della “reclusione”: e tutti gridano: aprite, andiamo avanti. Peccato che nessuno più è in grado di vedere la classica luce in fondo al tunnel, di ascoltare cose vere, perché le Istituzioni, tutte, sono ammalate, debosciate. Tutto sembra sfaldarsi. Solo “chiacchiere morte”. E con le loro “chiacchiere morte”, come quei piccoli roditori artici che si suicidano in massa, buttandosi in mare, il Paese si sta spiaggiando. Abbiamo una classe politica che fa le cose in base alle reazioni dei social. Ministri più protesi a fare un post azzeccato che a capire a fondo un dossier di dieci pagine. Il rumore di fondo è soltanto un sovrapporsi di voci, task force, commissari, seminaristi di questa o quella confraternita di esperti, luminari e moralisti, gente che arriva di passaggio, dice qualcosa in tv e se ne va. È una torre di Babele dove ognuno butta lì una mezza frase in inglese: lockdown, task force. Credono di essere all’interno di un reality show, si capisce che non hanno neppure uno straccio di copione, non sanno che fare, sono terrorizzati a prendere decisioni. Una politica narcisistica di leadership personali governata dai virologi, che ha nel virus e nella paura l’unica speranza di sopravvivenza. Una politica che, sotto certi aspetti, per spirito di autoconservazione, per sopravvivere, ha rinnegato se stessa, ha ammainato le sue bandiere, rinunciando ai suoi supposti irrinunciabili princìpi e ingoiando tutto quel che c’è da ingoiare. Esperti sanitari, scienziati, virologhi, immunologhi, che cercano di spiegare in tv quanto sono bravi. Ma nessuno di loro sa realmente come si evolverà l’epidemia. Nessuno può dirlo. Per rispondere a questa domanda sarebbe davvero ingenuo pensare che la soluzione possa arrivare da qualche virologo o affine perché se tutta questa vicenda ha un lato positivo è quello di aver smascherato in maniera impietosa e quasi oscena la dipendenza della scienza medica dai soldi: la medicina non produce più farmaci, ma sono i farmaci a produrre la medicina. Qualcuno scrive che il dopo guerra ci aveva lasciato la possibilità di risorgere. Oggi, aggiungo io, serpeggia nel cuore, la vittoria oscura delle chiacchiere morte. Sarebbe bello uscire, ma siamo sicuri che ne vale davvero la pena?

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