Non so se succeda anche a voi, ma a me questo dibattito sul governo comincia a dare sui nervi. Un fastidio ancor più forte se penso a tutti i problemi che ha l’Italia. Una commedia che altro non è che la cifra stilistica dell’anima della politica di questo Paese. La recita la sua ragion pratica. Una recita collettiva. Corale. Viviamo tutti una rappresentazione in senso teatrale, una messinscena. Il Paese messo in scena. E i cittadini-elettori concorrono allo spettacolo. In due mesi, una dopo l’altra, la politica ha consumato sul palcoscenico tutte le fasi politiche che avrebbero potuto produrre effetti reali: abbiamo avuto la recita del governo dei vincitori, la recita dell’Aventino dei perdenti, e altre gustose parodie; qualcuno le ha applaudite per un po’, se ne è annoiato ed è passato oltre, con l’illusione consensuale di averle vissute davvero. Cittadini-elettori populisti qualunquisti che non hanno capito che, prima di qualsivoglia decisione, dovevano attendere la comparsata di Renzi da Fazio e l’attesa direzione del Pd. Che pure essendo molto attesa, peraltro, era meno attesa del ponte del Primo Maggio, evidentemente. È tutto così ridicolo. Si diceva un tempo che mentre il medico studia, l’ammalato muore. Ma mentre il medico studia e si alambicca nella farmacopea parlamentare, mentre gli elementi reagiscono, spesso buffamente, quando li si accosta l’uno all’altro, l’Italia non può permettersi di cincischiare compulsando ferocemente la lista dei sondaggi. L’attuale situazione politica non è più tale da potersi affrontare con un governicchio, in deroga, che non gode del favore degli elettori. I partiti non possono nemmeno delegare le responsabilità loro alle burocrazie di Stato o a quelle internazionali, altrimenti dimostrerebbero tutta la loro inconsistenza. Il momento è serio perché c’è un Paese sfibrato, diviso e arrabbiato che tra l’altro si avvia a perdere centralità internazionale. C’è una ripresa che frena e la povertà che avanza. Ci sono neolaureati che dappertutto brindano alla disoccupazione con la corona d’alloro ancora in testa. C’è bisogno della politica, di chi si assuma la responsabilità di fare ciò per cui è stato eletto: altrimenti avrebbero (tutti) già fallito ancor prima di cominciare. Che il 4 marzo non avremmo avuto un governo lo sapevamo già, che sarebbero stati necessari giorni e settimane, pure. Quello che non sapevamo (o fingevamo di non sapere) era l’infantilismo fin troppo spudorato di questa politica. Tutti sapevamo che, grazie al Rosatellum, nessun partito avrebbe avuto la maggioranza per poter governare da solo. Lo sapevano tutti che sarebbe stato necessario venirsi incontro. Eppure – due mesi dopo – sembrano ancora tutti così sorpresi, incapaci di ipotizzare una soluzione che avrebbero già dovuto avere. Nessuna formazione è così forte da imporsi, democraticamente, alle altre. L’ipotesi di un accordo fra Pd e M5S continua ormai da giorni ad agitare partiti e militanti. Ed è proprio la base, inferocita e martellante, che colpisce durissimo e senza sosta la dirigenza di entrambi gli schieramenti – con il leader e l’autoreggente “rei” di aver anche solo immaginato di poter scendere a compromessi con l’odiata controparte – e, soprattutto, elettori avversarsi, colpevoli di essere di volta in volta “pidioti”, “grullini”, “mafiosi” o “analfabeti funzionali”. Un governo M5S-PD, insomma, e almeno a giudicare dai social, non lo vuole proprio nessuno. Sia chiaro, non è solo una questione di fretta, ma è anche una questione di rispetto: signori, siete pagati per dare un senso al Parlamento in cui sedete. In quale azienda tre impiegati in brutti rapporti bloccherebbero la produzione perché incapaci di parlarsi? Forse, di governare, non c’è nemmeno più la voglia. A questo punto meglio un Governo del Presidente, una nuova legge elettorale e le elezioni anticipate in autunno.
Curioso che un governo M5S-PD non lo voglia quasi nessuno, se consideriamo che buona parte dell’elettorato 5 stelle proviene effettivamente dal PD. Evidentemente hanno mollato quel PD, ritenuto (giustamente) inconcludente ed incapace, per guardare oltre. Ma è emblematico che molti elettori passino dal votare PD, al votare 5 stelle, preferendo un governo con la lega. Sintomo che la sinistra in italia non è mai veramente esistita, o almeno, non più, da qualche decennio. Comunque un governo a tutti i costi non risolverebbe alcun problema, ma tanto la legge elettorale chi dovrebbe farla? Bene o male i numeri sono ancora quelli che han votato il rosatellum.