Un governo M5S-Lega? O un governo di salute pubblica?

Siamo entrati nella fase del relativismo assoluto della politica: il gioco delle parti, il paradosso come criterio di scelta e di comprensione, il rovesciamento continuo dei ruoli e degli scopi. Avremo un governo M5S-Lega? O invece un governo centrodestra-Pd? O una formazione M5S-Pd? O un governo di salute pubblica? Non so quanto possa appassionare gli italiani questa riffa, sarebbe bene, però, non tirare troppo la corda: considerare gli elettori come un semplice parco buoi non è consigliabile. C’è un limite a tutto. Se si supera il quale diviene concreto il rischio che nasca nell’opinione pubblica un movimento dirompente di rifiuto e di disprezzo per le istituzioni dagli esiti imprevedibili. Intanto il tempo passa e il Paese resta senza un timone (e forse è meglio così. Carpe diem, dicevano i latini). Da una parte il M5S, che cerca di rimanere coerente con sé stesso, chiudendo definitivamente a un Berlusconi ai titoli di coda. Un Berlusconi terrorizzato dall’eventualità che in maggioranza alla fine si ritrovi chi ha fatto della legalità una bandiera. Affetto da una sorta di cecità, che lo rende incapace di valutare e prendere coscienza del tempo che fu, e subirne senza reagire, le conseguenze. Dall’altra il soggetto che potrebbe dare una svolta a tutto questo, Matteo Salvini, impossibilitato (!!!) di dare una spallata definitiva ad un personaggio carismatico, ma scomodo. E un Matteo Renzi che, come qualcuno sussurra, pare sia pronto all’ennesimo colpo di teatro passando dal rifiuto a qualsiasi ipotesi di accordo con i Cinque Stelle a una clamorosa offerta di dialogo purché esso parta da un punto focale: Luigi Di Maio non sarà Presidente del Consiglio. Siamo entrati nella fase dove tutti possono allearsi con tutti e con nessuno. Tutti recitano a soggetto. Prigionieri di se stessi prima che della situazione. Una fase dove ciascuno può augurarsi a giorni alterni di accordarsi, di sottrarsi a ogni accordo, di stare fuori, dentro, sopra o sotto le intese, senza mai coincidere in modo definitivo. Le variabili sono infinite e impazzite. Un gioco di luci e ombre, comparse e scomparse, posizioni e fluttuazioni di quel grande palcoscenico che è la condizione umana, e nello specifico la politica italiana. In queste condizioni come si può solo pensare di rifare questo Paese che si sta solo disfacendo, che vive al buio da cieco in una notte oscura? Che vuoi cambiare con lo spettacolo che abbiamo avuto e abbiamo sotto gli occhi. Con una classe politica che da anni ormai vive in funzione del calcolo istantaneo della propria popolarità. Che senza coerenza, senza idee, senza valori è stata lo specchio del Paese che l’ha eletta. Questa è l’Italia di oggi. E non è un bello spettacolo. L’Italia che ha davanti a sé due strade: o una sorta di Gentiloni bis, un esecutivo di scopo che sarà solo un esecutore di quel che ci ordinano l’Europa, il Fondo monetario internazionale, la Bce, ecc… o un governo del cambiamento M5S-Lega, dal momento che come è arcinoto i numeri premiano queste due formazioni ma a nessuna delle due danno la forza necessaria per governare. Certo, dopo il 4 di marzo, le combinazioni possibili sono molte giocando con i numeri sul pallottoliere. Ma mi chiedo: è forse qualcosa del genere che l’elettorato ha chiesto con il suo voto? La volontà degli elettori non conta nulla? Che cosa c’è allora di più ovvio, di più ragionevole, di più democraticamente coerente, qualora nei prossimi giorni si certificasse l’impossibilità di unire M5S e Lega, del mandarle di nuovo di fronte al corpo elettorale perché tra le due ipotesi questo si pronunci in via definitiva? Solo votando si può sperare, almeno sperare, di decidere qualcosa. Lo consigliano i numeri, il loro significato, la situazione generale del Paese. E direi anche qualcos’altro: il buon senso.

Un commento

  1. Travaglio ieri, a Loft, ha dichiarato che tornare al voto non risolverebbe nulla.
    Non ho visto l’episodio, non essendo abbonato, ma credo che l’interlocutore del M5S debba essere per forza il PD, purchè “purificato” dal renzismo. E’ dura, com’è dura separare gli amanti forzati…salvini e berlusconi.

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