Quando la nave affonda i topi scappano

Mala tempora currunt, sui campi della politica (ci manca solo qualche scandalo – come dice Cacciari -, tipo ritorno Tangentopoli. Ma diamo tempo al tempo…). La confusione regna ai massimi livelli. E siamo soltanto alle prime battute di campagna elettorale. Gli stracci son già volati, con accuse reciproche. Un’apoteosi masturbatoria che farebbe arrossire persino il più famoso dei siti hard. Per mestare meglio nel torbido da un po’ di tempo grande bailamme sulle fake news, come se da sempre anche l’informazione abbia fornito esclusivamente puro oro colato, senza la necessità di un minimo controllo di verosimiglianza da parte di chi leggeva. Nessun problema invece per la marea di fake news sfornate a spron battuto dai vari politicanti a base di promesse valide fino al giorno delle elezioni e da ritrattare subito il giorno dopo. Per non parlare di quelle di chi se ne doveva andare dopo i tracolli elettorali e invece è sempre tra i cosiddetti. D’altronde con personaggi simili, sperare che le promesse vengano mantenute, sarebbe come immaginare di trovare una vergine in un bordello nel quartiere a luci rosse di Amsterdam. Gente a cui bastano due sondaggi per fargli cambiare visione politica. O un colpo di vento per fargli cambiare idea radicalmente.

Siamo all’amnesia collettiva; anche di quella stampa che sbava in attesa di poter parlare con i “pseudo leader”, dimenticando sempre di fare domande, come dire, appropriate. Lo sanno, loro, che l’opinione pubblica – o come ormai la definisco da tempo, “emozione pubblica” –, o quel che ne rimane, si forma sui mass media e si nutre delle informazioni che da essi ci arrivano. Ma si sa, i mass media hanno una loro logica di sopravvivenza economica.

Il problema della politica, adesso, con l’avvicinarsi delle elezioni politiche è soltanto quello che lega il futuro degli attuali onorevoli, alla poltrona parlamentare. Nessuno che alzi il ditino e chieda: come mai in Europa l’Italia è il paese che ha più poveri in termini assoluti? Quasi dieci milioni e mezzo sono le persone che lungo la Penisola hanno difficoltà a tirare avanti, a pagare l’affitto regolarmente, a poter affrontare spese impreviste o avere il riscaldamento.

E poi ci sono quei piccoli o grandi mammiferi roditori della famiglia dei Muridi: i topi. I topi sono i primi ad accorgersi se una nave si inabisserà, per cui sono i primi che riescono ad abbandonarla; anche se poi non si sa che fine facciano: forse rimontano sulle scialuppe di salvataggio. Non siamo in grado di sapere se gli attuali parlamentari abbiano lo stesso intuito dei topi, certo è che si stanno avvicinando ai boccaporti della nave sulla quale hanno trascorso in allegria gli ultimi cinque anni di crociera e certamente hanno già adocchiato la scialuppa sulla quale risalire al di là delle cazzate che vanno dicendo circa il loro futuro politico. A dir la verità qualcuno di loro (vedi Alfano) si era già preparato alla fuga quando il bullo fiorentino, improbabile lupo di mare, aveva fatto sbattere la nave contro lo scoglio del referendum, ma aveva cambiato idea dopo che il nuovo timoniere gli aveva garantito altri mesi di baldoria. Purtroppo le falle causate dall’urto contro quello scoglio si erano ulteriormente allargate per cui la nave rischia concretamente di affondare proprio nel porto delle prossime consultazioni nazionali. Oggi lo squittio sempre più rumoroso che sale dalla stiva dimostra che tale possibilità sta spingendo decine di sorcetti di campagna e soprattutto pantegane ad avvicinarsi agli oblò e ai boccaporti pronti alla fuga addirittura sulla chiatta pilotata dal nocchiero di Arcore, attirati dalle esche di formaggio andato a male che costui ha già piazzato.

C’è chi dice che abbiamo i governanti che ci meritiamo. Probabilmente è così, altrimenti non si capirebbe come simili personaggi  vegetino ancora nell’agone politico e addirittura abbiano un seguito. In attesa del miracoloso cambio della guardia, incrociamo le dita.

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