Cosa resterà di questi Riti? Ad essere sincero non mi aspettavo grandi cose. Alla fine Guardia Sanframondi è stata invasa comunque. Non da Fedeli. Con la Fede non si scherza… Ma, come ci si aspettava, da curiosi, fotografi, giornalisti, studiosi o pseudo tali. È stata invasa dalla tv, non nel senso spiccio di telecamere ma nel senso lato di propensione culturale a battere le mani: come se le migliaia di persone presenti nell’arco della settimana stessero assistendo a “X Factor” e non a dei “Misteri”, un assemblaggio calcolato di figure dolenti, angeli e madonne, corpi martoriati dai chiodi, dalle frustate, dalla corona di spine, dalla lancia del soldato romano, carne dolente e realisticamente raffigurata che ha commosso. È stata invasa da atei, credenti e agnostici, che non hanno resistito alla curiosità di vedere e farsi vedere, trasformando i “nostri” Riti da miracolo della Fede in evento social né più né meno di un corteo di strada; e infatti sui marciapiedi risultano esserci stati molti applausi. Ma anche disapprovazione e soprattutto mancanza di rispetto. Gente che più che vedere, voleva solo sentire l’odore del sangue. L’odore che domenica proveniva dai camici, di chi stanco, sfinito, non ha rinunciato a un estremo appuntamento di Fede. È stata invasa dalle parole in libertà che rendono insopportabili tante manifestazioni in Italia: confondendo la libertà di dire di tutto con la logorrea. È stata il tema cruciale di molti a cui evidentemente non è apparso il rapporto tra la comunità guardiese e l’Assunta, il mistero della Fede (una Fede domestica, forse un po’ vintage), ma solo la comunicazione, l’apparire, la voglia di compiacere i media e lo spirito del tempo, più che lo Spirito Santo. E sappiamo bene quanto una comunicazione ambigua genera errori e confusione. Per molti è stata solo una danza vuota intorno al vitello d’oro. Di sicuro è stato un evento estroverso, cioè ad uso esterno, che, grazie all’opera instancabile del sindaco e dell’amministrazione comunale, tendeva ad avvicinare i lontani e ad allontanare i vicini; anzi, a essere più precisi o caustici, avvicinare gli allogeni e intanto allontanare gli indigeni, ossia, i guardiesi. Probabilmente è colpa mia: forse avrei dovuto cambiare gli occhiali o forse il mio è uno dei “cuori induriti” di cui Papa Francesco parla spesso: “Il cuore si indurisce quando non ama!”. Io in verità, seppur in qualità di cattolico perplesso, amo profondamente i Riti, mi sembrano devotissimi e spiritualissimi: purtroppo in quest’edizione ho visto soltanto una chiusura e un commissariamento con una durezza da Sant’Uffizio dei bei tempi. Scomparsa la Fede, scompaiono anche i fedeli. Ritorno quindi alla domanda iniziale: cosa resterà dei Riti 2017?