Basta, non se ne può più. Non si può accendere la Tv senza vedere le solite facce di bronzo, senza sentire le loro voci odiose, che pontificano e commentano tutto ciò che gli capita a tiro. Facce sconfitte e tutte confermate. Sempre pronti a sparare stupidaggini. A lanciare battute salaci ma anche pesanti offese contro chi non la pensa come loro. Tutto un “io non l’ho interrotta”. Tutti nati ieri. Tutti vergini. Non c’è nessuno, che pur essendo in politica da vent’anni e magari anche da trenta, abbia l’onestà intellettuale di assumersi, almeno pro quota, qualche responsabilità del disastro, economico e morale, in cui è caduto il nostro Paese. La rigetta sull’avversario o presunto tale. Ascoltandoli nei vari talk non si comprende come si possa su questa materia umana costruire partiti e gruppi politici che interpretino le necessità di tutti, il cosiddetto bene comune. Solo uno scontro di potere con qualche riverbero di politica vera. Le antiche categorie di destra e sinistra non hanno più senso (ammesso che lo abbiano mai avuto). Gli italiani, per il martellante lavaggio del cervello da parte dei media legati alla classe politica predominante si dividono fra destra e sinistra con la stessa razionalità con cui si tifa per una squadra si calcio. Vincano i giocatori della Roma o della Lazio è sempre lo spettatore a pagare lo spettacolo. La situazione è grave ma non seria, disse una volta e per sempre Flaiano. Invece oggi la situazione è poco seria, e diventa sempre più grave. Ma si può almeno sapere di chi è la colpa se siamo ridotti così? E perché accettiamo un governo Renzi senza Renzi, nato dalle ceneri di un referendum perduto, che dopo avere annunciato che in caso di vittoria del “No” avrebbe lasciato la politica, invece continua a governare per interposto Gentiloni (evidentemente è la politica che non vuole saperne di lasciare Renzi). Dovrebbe bastare questo spettacolino indecente per convincere il cittadino che abbia un minimo di discernimento a dire: sapete qual è la novità? Io non voto, non vengo a legittimarvi, per l’ennesima volta, a comandarmi per altri cinque anni dovendovi anche pagare profumatamente.