Caro Renzi… che palle. Ancora tu… ma non dovevamo vederci più? Ma non si accorge che ormai è soltanto un ex-leader impegnato a contendere persino i voti degli stranieri rinchiusi in un centro immigrati (difficile definirli elettori del centrosinistra), pur di svettare sui suoi rivali? Un ex-leader che “balla da solo”. Un ex-leader a tratti accecato, che antepone se stesso ad ogni altro risultato. Un ex-leader che ritorna sulla scena come nulla fosse con arroganza e prepotenza. Un ex-leader che si sente “l’unto del Signore” inviato sulla terra italica, per redimere il popolo e per renderlo migliore. Caro Renzi… ma ancora non ha capito che è inviso alla stragrande maggioranza degli italiani e che non bastano un milione e passa di votanti Pd per rimetterla in carreggiata politica? Se le ricorda queste parole? “Nel caso in cui perdessi il referendum – aveva detto – considererei conclusa la mia esperienza politica. Credo profondamente in un valore che è il valore della dignità. Io non sono – concludeva l’allora premier – come tutti gli altri”. Bene, allora perché adesso costringe noi italiani di nuovo a rimandarla a casa, e stavolta per sempre, e a trovarsi un altro lavoro? Caro Renzi… che palle. Oggi mostra la stessa spudoratezza, la stessa sfacciataggine, la stessa faccia tosta che aveva quando era al governo. Eppure i suoi fallimenti sono sotto gli occhi di tutti, sono tanti, il Jobs Act, la buona scuola, l’aumento del debito pubblico, la povertà degli italiani, le tasse alle stelle, la perdita della sovranità italiana, la svendita di pezzi importanti del sistema paese, l’abbandono del Sud Italia (tant’è che da qualche parte si invoca il ritorno dei Borboni). Le ricordo soltanto che lei e il suo governo avete messo in ginocchio la scuola italiana con una riforma detta “buona scuola” che ha del paradossale e che oggi è diretta da una certa Fedeli. (Eurostat in un sondaggio racconta come nel 2016 solo il 26 per cento degli italiani abbia conseguito una laurea. Solo la Romania fa peggio di noi). Chiudo con un interrogativo: “Ma gli italiani sono ancora capaci di intendere e di volere?”. Spero proprio di sì. E allora occorre un sussulto, scrollarsi di dosso l’apatia, l’alzata di spalle, la depressione. Gli italiani devono riprendersi l’Italia, occorre andare alle urne subito, ogni cittadino deve tornare a votare i suoi deputati e i suoi senatori dei rispettivi collegi elettorali. Questa è democrazia non altra.