La grande buffonata

La vita politica italiana, fino a pochi decenni fa si svolgeva attraverso partiti politici che avevano una solida tradizione culturale e una concezione completa della vita economica, sociale, politica e il suo iscritto trovava l’orientamento su tutte le questioni fondamentali della vita. Oggi invece la politica è diventata solo una grande buffonata, sempre più spettacolo televisivo, satira, chiacchiera, rissa. E in questa arena si sono subito imposti giovani ambiziosi senza spessore culturale, senza preparazione storico-geopolitica, senza radici filosofiche ma spregiudicati giocolieri della parola. Insomma, la politica italiana affonda sempre più nell’abisso dell’ignoranza, del provincialismo e dell’improvvisazione. Il massimo della fregatura. Di qui un grande smarrimento nel popolo, un grande senso di incertezza e un atteggiamento di rinuncia di fronte a fenomeni che ci sembrano incontrollabili. La politica oggi ha le fattezze del renzismo esultante. È la faccia della Boschi è quella di Gennaro Migliore dopo la “vittoria” di Matteo Renzi alle primarie Pd. È un fenomeno allo stato inevitabile, forse fisiologico, che si accompagna alla nascita di nuovi movimenti personali come i Cinque Stelle e al tentativo di personalizzare partiti già esistenti. Ben saldo dentro le mura del potere, il renzismo esultante ha potuto averla vinta anche perché le strutture istituzionali e mentali dell’Impero berlusconiano sono state corrose da un tarlo chiamato disgregazione. Una tragedia. Perché è venuto meno un punto di riferimento, non dico un’ideologia, ma quantomeno un’idea. Oggi quel che resta di quell’area è semplicemente un meccanismo che va per conto suo, autoindebolendosi nella misura in cui indebolisce l’uomo che lo ha innescato, sfuggito di mano non solo agli “apprendisti stregoni” che lo concepirono, ma anche alle mosche cocchiere che si illudono di guidarlo e del quale, prima o poi, saranno anch’esse vittima. Da qui lo smarrimento che ci coinvolge tutti. E la paura, l’abbietta paura (basta pensare alla mancanza di certezze, al lavoro sempre più precario, al fuggi fuggi generale dei nostri giovani, che hanno abbandonato persino i loro bagagli). Ma non è della paura che dovremmo aver paura. Ma del vuoto di valori rappresentato dal renzismo esultante. Sarà questo che ci perderà. Gli italiani oggi sono un popolo in attesa che non sa cosa succederà e ormai convinto che i suoi nuovi leader ne sappiano meno di lui. Volendo avvalersi a un ricorso storico siamo in una situazione molto simile a quella in cui dovettero trovarsi i Romani nei decenni che precedettero il crollo dell’Impero: «Undique rei publicae mala consurgentia: ab omnibus undique gentibus oppressi et provincias et dominationem amiserunt (Ovunque sorsero i mali dello stato: i Romani persero sia le provincie sia il dominio, ovunque oppressi dalle genti barbare)». In quel tempo, racconta la cronaca, c’era nell’aria un’assenza di speranze, collettive e individuali, uno sfinimento, uno sfibramento, una mancanza di vitalità, un sentimento di impotenza: classici segni di un mondo in decadenza. La Storia, almeno finora, sembra ripetersi.

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