Nell’epoca della Verità e post verità, la Guardia Sanframondi di oggi è una chiara rappresentazione di quanto una narrazione resa virale con l’utilizzo dei social network possa essere lontana dalla realtà, stravolgendola ad uso e consumo di una costante propaganda. Sembra quasi che il vero ruolo di colui che dovrebbe guidarla non sia quello di amministrare la comunità guardiese, ma quello di raccontare un paese virtuale. Accade così che, ad esempio, fare arrivare (nel 2017!!!) l’illuminazione pubblica in alcune contrade – ovvero quello che dovrebbe essere l’ordinaria amministrazione – diventi la roboante operazione “piano di ammodernamento della pubblica illuminazione”, pubblicizzata come una sorta di miracolo ad opera dei paladini della modernità dopo che “per decenni nessuno si è preoccupato di affrontare il problema”. Ma è davvero così? Ovviamente no, si tratta solo di ordinaria amministrazione. Analogo discorso si può fare per la riqualificazione del patrimonio architettonico e abitativo del centro storico, l’operazione “Cantiere aperto”, utilizzando gli ormai consueti toni trionfali. Dopo essere stati lasciati per anni nella polvere e nel degrado “stiamo facendo ciò che abbiamo detto avremmo fatto… stiamo sostenendo anche tante imprese che possono così lavorare e dare lavoro e…”. Parole al vento: la priorità sono le foto, gli “scatti felici” e i video da “far girare”, il resto è sicuramente colpa di quelli che c’erano prima. Ma non c’è dubbio. A Guardia, al chiuso delle stanze del Municipio sono tutti in stato di agitazione. Pensano, leggono, studiano, si interrogano, cercano soluzioni, faticano come mai hanno fatto in vita loro e soprattutto sanno benissimo cosa fare e cosa vogliono i guardiesi. Non servono indovini e veggenti. “Paolo De Matteis a Guardia Sanframondi, gemellaggio tra il comune di Orria e la città Sannita… inizia un cammino fruttuoso tra due comunità nel nome dell’artista…”, cosa c’è di meglio di un bel gemellaggio per rallegrare Guardia e i guardiesi. Oppure: “Gli alunni delle classi V della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Abele De Blasio” di Guardia Sanframondi, hanno visitato le bellezze artistiche, storiche e culturali della cittadina guardiese”, e via di questo passo. Ma a questo paese chi ci pensa? Una Guardia dove invece ogni giorno c’è da scrivere un bollettino di inadempienze che tira in ballo il libro di Giobbe, quello della Bibbia. La questione morale, che pure ci accompagna da più di sette anni, ormai non fa quasi più notizia. Così come l’elevato tasso di familismo amorale, giunto ad un livello a dir poco nauseante. E su cosa si scervella la schiatta dei poltronari comunali? Di cosa si preoccupano, che tormento li assilla? La risposta è una e una soltanto. Il potere. Qui il potere è un circo che arriva nella profondità della comunità, nelle viscere, ristagna, cambia vestito ma ha sempre la stessa faccia, e mette in campo la ricetta infallibile: clientele. Questo una volta, sostiene fiducioso qualcuno. Adesso il potere non ha più vacche da mungere. E invece no, sguaiato continua a incantare. Non c’è la vacca? Pazienza, mungeremo lo stesso. È la mungitura per la mungitura e non è detto che un po’ di latte per i più fortunati e perseveranti non arrivi davvero. Diceva un noto medico locale, già sindaco e più volte candidato: “Ma voi credete che la gente voti col cuore o con la ragione? La gente vota con il portafoglio. È a quello che bisogna parlare”. È vero. Guardia non è più povera. Le risorse pubbliche sono abbondanti, gli appalti aumentano di numero, gli affari con corsia preferenziale non sono più quelli di una volta, ma la classe politica è più affamata e digrigna i denti e si scarnificano a morsi intorno al cadavere putrefatto della cosa pubblica. Oggi, ai vecchi squali si sono affiancati giovani lupacchiotti, orsacchiotti e sciacalli, sancendo finalmente ciò che a tutti è ora visibile. Il nuovo potere guardiese è una diligenza a bordo della quale si sbracciano nuovi protagonisti. Gente che baratta i voti che racimola con una posizione di sottopotere. Una ciurmaglia raccogliticcia di trombati e trombandi di tutte le parrocchie, qualche rottame della pseudo-politica e qualche vecchio attrezzo del passato, cacicchi locali e peones a caccia di un seggiolino che nessuno ormai vuole più regalare. È un banale progetto di brigantaggio politico. Tutti quelli che passano di lì devono pagare pedaggio al re sòla, che cerca di far quadrare le cose. E le mette a posto per la sua ricca tranquillità. Non sono bozzetti. Non sono maschere. Non sono caricature. Sono personaggi di cui senti l’odore, li conosci e non sai come evitarli, sono ovunque, sono in tanti anche se non fanno maggioranza, ma è una minoranza così vasta e distinta che purtroppo oggi contiene anche chi dovrebbe quantomeno ribellarsi.