Com’era bella l’estate del ’77. Il viaggio in Mini Minor, la macchina carica di amici, il caldo, i finestrini abbassati e noi sporgenti a godere il vento. Com’era bello allora il mare, la spiaggia, le ragazze, bambini, tegami e salvagenti, la musica dei Pink Floyd, dei Genesis, ma anche le canzoni fesse di quegli anni, “…ti amo, un soldo, ti amo, in aria, ti amo… apri la porta a un guerriero di carta igienica… e dammi il tuo vino leggero…”. Com’erano belle le sere al balcone a cercare il fresco e godere la penombra, la sete sedata con una birra ghiacciata, il baretto sotto casa, i coni da 200 lire, 250 con la panna, la musica che insiste “…ti amo, un soldo, ti amo, in aria, ti amo… apri la porta a un guerriero di carta igienica…”. Com’erano belli i balli nelle cantine con i contenitori di uova incollati alle pareti e la musica al massimo, le luci spente per stringere il corpo delle ragazze, la meraviglia di far tardi, addirittura a sfiorare l’una di notte. Era bello sudare al pallone per i campetti parrocchiali, scappare quando arrivava il custode; e poi l’estate al paese natio, le feste nei paesi, il cantante famoso, il gruppo rock, le noccioline… le ragazze; le nottate esausti a letto in cerca del lenzuolo più fresco. Era bella l’estate del ’77, erano più belli i miei occhi. Limpidi, non ancora miopi non ancora né stanchi. L’incanto della giovinezza. È bella la magia del passato perché avevo tutto davanti e niente dietro, tutti vivi i miei cari, e giovani. Non rimpiango la Mini, la birra ghiacciata, le sere ingenue, le sudate a inseguire un pallone, le cantine insonorizzate, la musica dei Genesis ad alto volume, le ragazze. Ho nostalgia dei miei occhi carichi di vita, pieni di futuro.