Il Limbo dei Giusti

Non cambia mai nulla. Viviamo nel Limbo dei Giusti. Floriano è sempre lo stesso Floriano, soltanto con un ego un po’ più grasso. Anche se nelle interviste non dice più solo “io”, ma allarga le braccia e sorride con un “noi” (il noi, ingrassa), è sempre lo stesso plurale maiestatis, un sovrano, un re, un papa, uno che chiama gli altri solo per fare numero. La storia di Floriano è la storia di un venditore di fumo. Quello che a Floriano interessa è solo soddisfare il suo ego ipertrofico. Non per amore della propria comunità, sia chiaro. Ma per certificare la sua ambizione. E questo si legge in ogni suo gesto, nelle sue parole, nei comunicati alla stampa, nelle interviste, nei suoi progetti arruffati. È il suo più grande limite. Abracadabra. Signore e signori ecco a voi il grande progetto Riti Settennali di Penitenza 2017: accoglienza, Confindustria, turismo, patti, opere pubbliche, sicurezza e chi più ne ha più ne metta. “A giugno, ci sarà la presentazione ufficiale in Vaticano”. Floriano ci tiene ad apparire competente, preparato, veloce, solo che il suo agitarsi non genera movimento, non scarica a terra, non cambia la realtà di questo paese. Non importa come si fanno le cose, l’importante è lo show-business, è far vedere che in qualche modo sono state fatte. Poi il modo per venderle si trova. Questa è la malattia del nostro tempo, la malattia di cui è affetto Floriano. Non c’è cura. Non c’è amore. Non c’è orgoglio. Floriano è come un finto artigiano interessato non a quello che fa ma a come lo vende. Per un po’ magari funziona, poi qualcuno però se ne accorge. La prova è proprio questa frenesia dei Riti, in programma a Guardia dal 21 al 27 agosto prossimo, di chi promette mari e monti. Una carrellata di promesse tanto al chilo. Sono consapevole di essere un cattolico non proprio “entusiasta”, un Cattolico Perplesso, ossia un semplice cristiano turbato dalle contraddizioni, e perciò assetato di certezze. Ma, da originario di questa disgraziata comunità, trovo inammissibile che una devozione religiosa popolare, fatta di carne sudata e sangue, che ha che fare col rispetto di un intero popolo, con una tradizione secolare fatta di fede autentica per l’Assunta, e dove ogni volta che ne tocchi il mistero ti ritrovi a fare i conti con l’origine dell’universo, una fede che ti rassicura e ti perde, qualcosa a cui aggrapparti, come una zattera nei momenti più duri, una fede che ti indica l’invisibile, corra il rischio enorme della confusione tra fede e “manifestazioni-spettacolo” come purtroppo già accade in queste ore. Non è però colpa sua. Perché Floriano è soltanto un “noi” in mezzo al nulla. Ma della massa critica, o quello che resta in questo paese, ovvero una scatola di cianfrusaglie e vecchi cimeli. Viviamo nel Limbo dei Giusti. Lo status quo rassicura tutti. Maggioranza e opposizione sono solo una scusa. Non esistono. L’idea di futuro da queste parti non esiste, né mai nessuno lo invocherà. Le idee sono soltanto fuffa. Le contrapposizioni sono un rituale tutto interno fatto di cene e affari che puzzano. Il conto di una cena poi puoi chiamarlo appalto, incarico, favore e la storia non cambia. È per questo che Floriano è sempre uguale a se stesso e può dormire tra quattro guanciali.

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