“È stato pubblicato l’avviso pubblico volto all’acquisizione di manifestazioni d’interesse per la disponibilità di quattro alloggi privati idonei all’espletamento dei servizi di accoglienza richiedenti asilo…”: recita l’avviso del sindaco Panza. Ora che sappiamo le intenzioni del sindaco sui richiedenti asilo ci sentiamo tutti molto più sollevati. Anche se, da quando alla guida della comunità guardiese abbiamo Floriano Panza, tira un’aria di demagogia veramente davvero insopportabile. Di una persona, di un’idea, di una funzione. Ma lo scandalo peggiore – oltre alla bassa qualità del politico e il suo scarso rendimento per la qualità della vita della comunità che amministra – è l’assurda mancanza di coerenza. Di pari passo alla assoluta mancanza di memoria collettiva da parte dei guardiesi, ormai più breve di quella dei pesci rossi. “Mai richiedenti asilo politico africani a Guardia Sanframondi… Nessuno di voi metta a disposizione alloggi per ospitarli. È un piccolo sacrificio richiesto ai guardiesi affinché sia salvaguardata la convivenza collettiva”: concludeva la nota diffusa alla stampa il 22 luglio 2016 dal sindaco Panza. D’accordo, sappiamo bene che per esaltare il pubblico degli aficionados devi fare ‘a mossa, come Ninì Tirabusciò, ma a Guardia si è raggiunto il ridicolo. E lo si capisce proprio dall’idea geniale lanciata un paio di mesi fa di aderire alla rete Sprar, utilizzando la struttura ex Casa di riposo sita in Località Traularella. Piano frettolosamente ritirato (bocciato) alla chetichella, fra i risolini della Prefettura, per non parlare dei funzionari, che negli uffici ancora ridono per lo spasso. Con tutto il rispetto per i richiedenti asilo, che pure sono un bel problema, non sono loro il vero oggetto dell’avviso pubblico di cui sopra. Pare, infatti, che il vero piano del sindaco sia un altro, molto più pragmatico: che certamente non è quello accoglienza dei richiedenti asilo. Lo so che cosa state pensando: l’idea di accogliere gli immigrati anche a Guardia ha una certa presa. E a prima vista sembra di buon senso. Anche se a me non sembra una bella idea. I guardiesi sono geneticamente, culturalmente e anche per senso religioso, propensi al cosiddetto “buonismo”, cioè ad essere accondiscendenti verso situazioni in cui è necessario aiutare chi ne ha più bisogno rispetto magari ad altre culture che antepongono sempre i “fatti propri” a quelli degli altri. Siamo tutti pienamente d’accordo che sia corretto cercare di dare una mano a chi ne ha bisogno, ma sorge spontanea la più che ovvia considerazione: dove si colloca il limite invalicabile al cosiddetto “buonismo”? Soprattutto quando gli immigrati diventano una filiera di affari, il volontariato una scusa, l’accoglienza una cresta. Ma lo vedete: quanti rischi si nascondono dietro un provvedimento a prima vista di buon senso? Tutto perché a Guardia non si ha mai il coraggio di dire la verità fino in fondo. Caro Sindaco, su un tema così “delicato”, quale quello dell’accoglienza immigrati, non sarebbe stato meglio sentire l’opinione dei suoi concittadini?