Guardia Sanframondi è un particella infinitesimale di pianeta abitato dai smartphone, popolazione mobile con forti capacità comunicative e foto riproduttive. Gli smartphone ormai da tempo sono assai più numerosi dei cittadini umani di questa comunità. Oggi, grazie alla nuova tecnologia tascabile, si fotografa di tutto. L’altro giorno ho incontrato un umano guardiese. Era lì, come cittadino comune, seduto su una panchina, le dita che scorrevano sul display dello smartphone, con l’espressione perplessa. “È un topo morto”: ripeteva sconsolato mostrando ai presenti la foto sul proprio smartphone. Topi nel centro storico di Guardia li hanno segnalati molti cittadini. E dunque, benché oggi clandestini e irregolari, underground, ormai, probabilmente a causa del clima e degli innumerevoli cantieri che interessano il centro storico, escono dai loro ghetti e si fanno vedere in giro. Ma anche in altre parti dell’abitato, mentre sei seduto in giardino, ti capita di vederli, spudorati. Perfino lungo le strade. Per carità. Derattizzare costa un’ira di dio, quasi quasi conviene trattare direttamente coi topi e pagarli un incentivo all’esodo. In passato i topi in fila nei rioni di Guardia erano una famiglia tradizionale (i topi non hanno mamme surrogate, coppie gay e denatalità). Erano più grossi, e non so se chiamarli con più rispettoso epiteto pantegane; evito di definirle zoccole sennò mi accusano di rattofobia. Gli altri, quelli casalinghi, erano più piccoli e più ratti, cioè più veloci per essere agguantati dal gatto di casa. Ora, escludiamo l’ipotesi che i topi siano arrivati a Guardia con l’amministrazione Panza, grazie all’opera incantatrice del pifferaio magico Floriano. A Guardia sono una presenza storica e toponomastica dopo che è tramontata la lotta di classe, perché i gatti si sono impigriti e imborghesiti e i topi proletari si sono moltiplicati. Ma se facciamo due passi per la parte antica e oggi meno visibile e trafficata (e abbandonata) di Guardia, per quelle stradine dissestate dove nella prossima estate non passerà alcuna processione, quello spettacolo perenne di incuria, di degrado e di sporcizia, che ora impazza, sono un’esortazione continua ai topi a fare outing e uscire allo scoperto. Non so se pure per i topi c’è chi per animalismo ed esterofilia perori l’accoglienza. Ma di questo passo in questa comunità la rivoluzione che non sanno fare più gli umani la faranno loro, i topi. E saranno ratti amari.