Referendum e renzismo

Ho una notizia importante da darvi: la Boschi ieri sera era in Tv. Lo giuro: dalla Gruber a “Otto e mezzo”. La suprema gaffeuse ha perso del tutto l’aria di madonnina, ora è un disco rotto, dimostra una grinta e un’aggressività degna non di una debuttante in Parlamento, ma di una professionista della politica. Fateci caso: più la Boschi, la Picierno, i Romano, i Migliore, i Fiano appaiono in tv più la gente si convince a votare No alla riforma costituzionale. Però bisogna ammetterlo: nonostante l’arroganza, l’impreparazione addirittura sulla Riforma che porta la sua firma, la vicenda legata allo scandalo dell’Etruria, la Boschi e le altre, sono una macchina da guerra del potere renziano. E questo dimostra diverse cose. La prima: le donne, soprattutto se giovani e di aspetto gradevole, possono essere anche capaci (qualcuno che si rimangi i veleni sparsi su Carfagna&C ai tempi del governo Berlusconi, no?). La seconda: checché se ne dica, quello che giornalisticamente chiamiamo il “giglio magico” dei vari Lotti, Carrai, Nardella, ecc. non è un’improvvisazione di un gruppo di ragazzotti di Firenze e dintorni, ma l’evoluzione, la versione nell’era social del blocco di potere che controlla il Paese. “Sono cattivo, arrogante e impulsivo”, ha affermato Renzi nel corso di un’altra trasmissione alla domanda del giornalista su quale sia il suo difetto. E qui nasce il problema di questa nuova classe dirigente. Lo dico con la serena consapevolezza di attirarmi gli strali dell’ortodossia renziana. E non è certo la cattiveria, così candidamente confessata e rivendicata dal loro leader, il loro principale handicap. Basta seguire i servizi e gli interventi della tre giorni leopoldina per capire la loro psicologia politica. Diciamolo senza perifrasi, il renziano è afflitto dal “complesso dei migliori”, quel misto di saccenteria, snobismo, superbia elitaria: una certa protervia, una certa insofferenza per le idee diverse. O stai con loro o sei fuori. Squalificato come reazionario, populista e complottista. Non solo la cattiveria e la boria, quindi, ma la rabbia malcelata che si sfoga per lo più sui social contro chi sostiene le ragioni del “No”. A colpi di menzogne, ovviamente. Perché tutta la riforma è menzogna. Anche se, parliamoci chiaro: Renzi e il “popolo della Leopolda” (sì, lo chiamano così) sono già in campagna elettorale. Ma non per il referendum, sia chiaro. Per le elezioni politiche. E i segnali ci sono tutti, lo sanno tutti, anche chi non vuol vedere: se vince il Sì, Renzi&C. vorranno votare subito. Se vince il No, vorranno votare subito. Altro che rottamazione, la cosa che colpisce in maniera sempre più netta è il totale staccamento dal reale di questa sorta di ammasso 2.0 renziano, perché altro ormai non è. Un gruppo indottrinato che racconta una realtà falsata, piegata al proprio desiderio da instillare come fossero i dieci comandamenti da ripetere all’esterno. Che si muove con la stessa perizia, con la stessa cattiveria e con la stessa padronanza o per meglio dire con la stessa logica che avevano i protagonisti della Prima Repubblica. Quello è il mondo da cui vengono. Bricconcelli, un po’ sbarazzini, con l’aria da “eravamo quattro amici al bar”, l’aria da boy scout e da madonnina (col tacco 12). L’aria che hanno assunto solo per conquistare le leve del comando, nascondendo la loro vera natura, assai più cinica e strutturata di quello che fino ad oggi hanno fatto apparire. Ma non vengono dal nulla. Sono uomini e donne di potere. Potere vero. Basta vedere come in questi anni hanno gestito la partita delle riforme al Senato, usando prima Berlusconi e poi i verdiniani e la minoranza Pd, con la vecchia tecnica del doppio forno, riducendoli in pratica a zerbini più o meno inutili. A fargli votare cose lontane mille miglia dalla loro cultura politica. Un’operazione sopraffina, che si nutre delle più consumate logiche di potere, un’azione da veri professionisti della politica, come essi sono. Credetemi, la favola dei ragazzotti toscani che sognavano di cambiare verso appartiene solo alla narrazione del renzismo e serve per coprire quello che sono davvero: il centro del solito vecchio potere, che si nutre di nomine, poltrone e controllo della cassa, che non mira a migliorare le cose ma soltanto a perpetuare il proprio comando. Altro che cambiare verso all’Italia: questi vogliono soltanto dominarla. E, purtroppo, ci stanno riuscendo benissimo. Unico rimedio: votare “No” alla riforma delle cavolate.

3 commenti

    1. Strane alleanze, intese bipartisan, inciuci da far impallidire la vituperata Prima Repubblica… ecc… ecc… ecc…

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