Partiamo da una metafora calcistica. Quando parliamo di calcio spesso leggiamo che una squadra vince con merito o per demerito della squadra avversaria. Se poi la squadra vince più partite consecutive o il campionato, commenti e analisi si allargano al contesto societario. Vale a dire che le vittorie sul campo, al di là del merito dei singoli e del supporto delle tifoserie, sono anche frutto del supporto della società. La metafora calcistica, così esposta, calza a pennello sul fenomeno politico-amministrativo che ha interessato gli ultimi anni di Guardia e del sindaco Panza in particolare, vincente in due consultazioni elettorali consecutive. Il che chiama in causa le capacità di competere dei suoi avversari, la cui inadeguatezza è storicamente testata dai risultati elettorali conseguiti. Quel che, viceversa, non torna è la susseguente carenza di voci alternative alla compagine uscita vincitrice nel pubblico dibattito di Guardia. Ovvero gli aggregati (società civile, professioni, associazionismo, ecc.) che producono e formano la cosiddetta opinione pubblica in maniera dialettica con chi esercita il diritto-dovere di amministrare la comunità. Sia chiaro tutto ciò non è esclusiva di Guardia, un “rilassamento” della massa critica nel tempo è fisiologico. Le dinamiche politiche di altre realtà a noi vicine lo confermano. Nel discorso guardiese, però, l’eco delle loro voci non sempre supera la soglia del mugugno, salvo nei casi di crisi o di disagio che investono particolari situazioni (quali, ad esempio, l’allarme generato dai richiedenti asilo, le multe per divieto di sosta, ecc.). La vicenda della perdita dell’autonomia scolastica dell’Istituto Comprensivo di Guardia, tanto per fare un esempio, ha fatto irruzione nella cronaca cittadina a opera della dirigenza del polo scolastico di San Salvatore che ha sollevato l’anomalia e non è stata minimamente affrontata come una problematica collettiva della comunità guardiese. Non è chiaro se per coprire responsabilità o per indifferenza. Di certo non difettano atti di deresponsabilizzazione da parte della politica locale e dell’opinione pubblica, a prescindere dalle appartenenze. Il sonno della cultura critica a Guardia è una patologia della democrazia che se non viene curata in tempo può sfociare nell’oligarchia. È questo il tema centrale sollevato nelle mie considerazioni in questi giorni in cui rilevo la mancanza di opposizione allo strapotere esercitato da Floriano Panza sulla comunità. Ecco che allora torna la citata metafora calcistica nel senso che ha buon gioco chi meglio sa organizzare e disporre i propri giocatori sul campo di gioco. Il sindaco Panza lo ha fatto sottraendo al dibattito politico locale i giocatori migliori, temi, uomini ed energie elettorali e tacitando potenziali rivendicazioni di quei settori che contano e pesano nell’economia della comunità. È stata un’abile costruzione di consenso ad personam e di questo gli va dato atto. Oggi però, il sindaco Panza è soltanto un buco nero che ingloba quanto gli si avvicina proprio per la mancata rigenerazione della cultura critica. Da tempo assuefatta all’idea che è meglio tenersi quello che c’è invece che sperimentare vie nuove. Mentre al contrario, per la progenie dell’avvenire di questo paese, occorre più cultura critica, più opposizione, non meno.