Questo appello è rivolto ai miei concittadini. Capisco che viviamo sopraffatti da un regimetto basato sulla menzogna e sulla truffa. Soverchiati da una propaganda falsa e bugiarda. Impotenti di fronte a una “istituzione” che ha smarrito dolosamente i fondamentali della sua funzione. Capisco che viviamo nel paese del male minore, dove un notabile e i suoi sodali furbescamente ci campano sopra con le solite insopportabili balle retoriche rilanciate dai comunicati stampa. Cose del tipo: Guardia Sanframondi ha candidato due opere strategiche sul Fondo di Rotazione. Oppure: è in atto una vera e propria rinascita del borgo antico, purtroppo negli anni abbandonato, ma che diverrà il cuore pulsante della comunità guardiese. Sarò sfortunato o forse frequento la gente sbagliata, anche se fino a poco tempo fa quegli stessi mi parlavano malissimo del notabile di cui sopra e oggi si turano il naso. Ma cari guardiesi, di che cosa avete paura? Io, di tutto. Ho le paure dell’età adulta. Di diventare scemo e non accorgermene. Ho paura delle malattie e della morte. Ho paura di questo governo, del futuro dei miei figli, del terrorismo e della pochezza di quelli preposti a governarci e di quelli preposti ad amministrare Guardia. Ho paura della scientifica coltivazione dell’ignoranza nel mio paese. Di perdere il dono della critica. Di come in questa comunità stiamo diventando cattivi tutti quanti, assuefatti al malaffare, che viene cancellato, fino all’anestesia. Io tutto sommato ho coraggio, ma il coraggio discende dalla paura. E ho paura di scoprire che non sono coraggioso come credo. Oggi manca il desiderio di ricominciare. Di ripartire. Desiderio che, a sua volta, è carico di altre domande, altrettanto drammatiche. Da dove? Come? Su cosa si può ricostruire? Su quale terreno? Che possiamo fare? Domande in apparenza retoriche, che però meritano una risposta non rassegnata, anzi attiva e fattiva. Possiamo fare molto, tutti insieme, facendo circolare le buone idee e le notizie vere. Denunciare i meccanismi del malaffare e chi lo pratica senza remore perché è convinto che farlo sia la regola, perché appunto “lo fanno tutti”. Solo così si può sperare di estirpare davvero il malcostume che affligge Guardia da dentro. E, quindi, il fiorire della speranza per questa comunità. Il notabile di cui si parla, non è il Padreterno. È una partita che riguarda tutti, cari guardiesi, non solo quella parte di popolo ferito dall’urna elettorale. Riguarda tutti noi davanti alla sfida di ciò che accade, alla provocazione di piccole o grandi ingiustizie che scuotono la nostra vita quotidiana. Il percorso parte da qui. Vale la pena di imboccarlo e percorrerlo tutto, fino in fondo. Perché solo lì si trova il fondamento su cui si può costruire. O ricostruire Guardia. Che fare? Intanto, visto che siete in tanti a leggermi su questo blog (e non credo che all’abitante di Canicattì interessi ciò che scrivo), mi piacerebbe che lo scriveste sul blog. Lasciate un commento. Scrivete un articolo. Ogni commento, ogni articolo sarà pubblicato, senza alcuna censura. E poi, se si vuole potremmo farlo conoscere ai nostri amici condividendolo, scaricandolo dal sito per diffonderlo ovunque si potrà. Anche lasciandolo al bar, al ristorante, sulle panchine, sui social. E non solo. La vendemmia è agli sgoccioli. Diamoci da fare. Tutti. Coraggio. Comunque andrà potremo dire con orgoglio di avere fatto tutto il possibile per strappare la nostra comunità dalle grinfie di questi magliari.