Un giorno, guardandosi allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengé, si accorse che il suo naso pendeva leggermente da un lato. Probabilmente era sempre stato così, ma non lo aveva mai notato. Da allora il suo punto di vista sulle persone, sul mondo, sulla vita, cambiò per sempre. È la scena madre di Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello. E questo paese, il mio paese, quello di cui si parla nel blog, è un po’ come lo specchio del personaggio pirandelliano: vi si pone davanti e mostra i difetti. Tutto quello che non si era riusciti a vedere prima ora appare chiaro. Mostra la realtà, attraverso prospettive inedite. E la realtà oggi ci dice che Guardia vive in un Paese che si chiama Italia, un Paese in cui i referendum nascono con la risposta già data, in cui non ci si arrabbia più, mentre i grandi giornali fanno la posta alla Raggi dietro ai cassonetti. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. E ha stabilito una tirannia. Implacabile. Non si può dire no. Non dà tregua ai cattivi. Non risponde ai cattivi. Tutto ormai si piega al volere del re sole del terzo millennio. Ha le parole più categoriche. Ha anche i congiuntivi. E poi i riflettori. Si mostra invincibile e definitivo. Con una “società civile” guardiese che dall’altra parte non dà segni apprezzabili di esistenza in vita. Nessuno lo contesta, nessuno gli contesta nulla. È l’istituzione. Si occupa solo di autopromuovere se stesso. Spende migliaia di euro l’anno, senza si sappia nel dettaglio come. Le possibili inchieste non alzano polveroni, non servono a nulla, scorrono via come l’acqua. Destinate come sono a sprofondare nell’inconcludenza. Controlla la comunicazione, cioè fa in maniera che la pubblica opinione non sappia. Perché se sa, s’indigna (forse). D’altronde si sa, la pubblica opinione deve essere “sedata”. Anche su questo la “società civile” di Guardia dovrebbe avviare una riflessione profonda. Se aspira a risvegliarsi davvero da questo lungo sonno della ragione. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Personaggio capace di interpretare la politica con molta disinvoltura, si è impossessato del passato di Guardia e si è messo in tasca il futuro consegnandolo ad una cultura a noi estranea perché il presente in questa comunità è solo un laboratorio dove specchiarsi di nulla. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Vince ogni giorno perché i cattivi non servono neanche a ravvivare la lucentezza della verità. Non possono che perdere i cattivi perché Floriano – il buono – è coraggioso e ha ragione sempre, su tutto. E chi aveva sperato di poter aspirare a un ruolo di primo piano da tempo ha capito che la successione è segnata: si farà, quando sarà, tutta dentro quel salotto della Casa regnante dove nessuno discute e tutti prendono solo ordini. E ai devoti e adoranti non resta altro che chiudere con un triste “e così sia”. Agli altri con un amaro “purtroppo”. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Perché la verità è che a Guardia si nega esista un “sistema di potere” che a tutto pensa, tutto prevede e organizza e soprattutto tutto controlla in vista delle verifiche sul campo in termini di consenso. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Perché chi ai nostri giorni a Guardia voglia combattere la menzogna e l’ignoranza e scrivere la verità, deve superare un cumulo di difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere e dire la verità, benché essa venga ovunque soffocata. Ma è ancora importante dire la verità, ben sapendo che suonerà come parola nel vuoto? Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Perché la gente è consacrata a un’imbecillità così laboriosa da sembrare invincibile. Perché oggi in questa comunità si sopravvive, galleggiando su una voragine di parole mal digitate sui social senza sapere a quale zattera aggrapparsi per non affogare, zigzagando tra aforismi, sentenze, pernacchie filosofiche, opinioni infondate, rutti collerici. Perché in questo paese non c’è più distinzione tra realtà e verità. E chi si permette di criticare è una figura sgradevole che si stiracchia narcisisticamente sulle proprie convinzioni. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Perché sembra che Guardia non sia mai stata così intelligente: si parla continuamente di cultura, di arte, di mostre, di eventi a sfondo “culturale” ma, allo stesso tempo, in modo sempre più fanatico e acritico, sull’orlo del tanto al chilo, forse perché non esiste un vero dibattito culturale. Forse perché Guardia è solo una realtà provinciale dedita al diletto. Di tanto in tanto acculturata. Ha perso Guardia. Ha vinto Floriano. Perché i cittadini guardiesi sembrano sempre più cervelli a chiusura ermetica terrorizzati all’idea di un punto di vista che vada in direzione contraria a ciò che vuole l’opinione pubblica (e Floriano).