Ci sono domande che si possono fare soltanto alla fine di una guerra: ne valeva la pena? Ne vale la pena, far la guerra a un uomo solo perché nel segreto dell’urna sa capire meglio di altri gli umori dei miei concittadini? Sì, ne vale la pena. Perché in un paese dove l’unica libertà di espressione garantita sembra quella di non prendere posizione, di restare sul vago, di parlare un linguaggio cifrato, in questi mesi mi sono permesso di fare una serie di considerazioni sulle potenzialità inespresse di Guardia e sull’inattendibilità di chi ha l’onere e l’onore di guidarla. Penso di potermelo permettere, visto che in tutti questi anni mi è capitato di fare “qualcosa” per questo paese. È vero! Oggi tocca al sindaco Panza giocare la palla o dare le carte, passatempi di cui i guardiesi si dichiarano grandi intenditori. Ma è innegabile che in questi anni Guardia non è cambiata, se non in peggio. Sono stato contestato, dileggiato ogni volta che ho fatto o scritto qualcosa che non risultava gradito. D’altronde si sa, i “tifosi” hanno una loro ruvidezza, e non ammettono ombre sui propri beniamini. Non mi sono mai lamentato di questo: so di scrivere spesso in modo un pizzico aggressivo, e nulla più mi scandalizza. So di avere la libertà di giudizio, che significa anche non avere pregiudizi, ma significa anche che non ho mai accarezzato la pancia di nessuno e probabilmente ho fatto il mio dovere come si doveva. A Guardia, per fortuna, c’è ancora gente che mi ferma per stringermi la mano. Anch’essi stupiti di una cosa normale, che dovrebbe essere la regola. Ho sempre detto delle cose che dovrebbero sembrare delle ovvietà. Per esempio, se Guardia fosse un paese dall’alta qualità della vita, quanti si metterebbero in fila per venirci ad abitare? Invece essa si svuota sempre più di giovani e cittadini, salvo a riempirsi di “anglofoni” low cost e del popolo delle sagre una settimana l’anno. E il giudizio non migliora, se si passa alla qualità della “governance”: incapace, clientelare, familistica. In tutto questo tempo ho dato conto anche dell’opposizione, ho affermato che non dà segni apprezzabili di esistenza in vita, che non si può pensare di caricarne il peso su un solo componente, che se non si esce dalle incomprensioni più o meno palesi è impossibile rendere efficace il controllo dell’operato dell’amministrazione. Per esempio, com’è potuto accadere che nessuna grande mente illuminata di questa comunità abbia parlato dell’inchiesta che vede coinvolto l’ex responsabile Utc? Com’è possibile che, al contrario, mettano di continuo sul podio più alto il sindaco Panza come il più amato dei sindaci guardiesi? Come mai nessuno si accorge del malaffare e dei conflitti di interesse? E come mai nessuno va ad informarsi sui reali motivi per i quali Guardia viene svenduta agli “americani”? Non mi è stato risposto. E se si finge di non capire, non si rende certo un buon servizio alla verità dei fatti. Non sono un politicante, non faccio il giocoliere con le parole, né mai mi è passato per la mente di diventarlo. Ho un rapporto di collaborazione, di amicizia e di stima con molti miei concittadini e so bene che il loro lavoro merita rispetto. Il concetto che voglio esprimere: è forse reato pensare che con la sua forte identità, con la sua cultura, con il suo paesaggio Guardia possa offrire molto di più che un semplice restyling o una piacevolissima parata al suono gracchiante delle cornamuse? Io non insegno nulla: quello lo lascio fare a chi non sa nulla. A chi nell’ombra mi critica suggerirei di guardare Guardia con i miei occhi, perché sicuramente ne avrebbe più cura e un concetto più alto. E forse qualche mio detrattore avrebbe anche un concetto migliore di se stesso.