Nessuno dice e fa niente. C’è la stanchezza che pervade molti alla sola idea di tornare a mobilitarsi, dopo l’illusione che, appena un anno fa, arrivasse ipso facto il cambiamento. C’è l’incredibile servilismo di certi protagonisti, mai così compatti nell’occultare le vergogne dell’imperituro Floriano. C’è l’impresentabilità di avversari “storici”, unica vera assicurazione sulla vita di Floriano – e se a contrastarlo non c’è nessuno, può campare cent’anni -. C’è il silenzio indecente dei protagonisti di innumerevoli battaglie, alle esequie della comunità. La loro propensione mentale a tutelare i colpevoli, e non gli innocenti. E c’è l’indifferenza delle nuove leve. Questo paese è una comunità malata di mente. Malato grave. Dal mio punto di vista, sia chiaro, direi che è da ricovero. Con una premessa: che io cioè vedo Guardia da guardiese, in questo momento particolare. Quindi, sia chiaro che la mia è una visione di Guardia, degli altri e nello stesso tempo di me. Come in uno specchio. Uno dei sintomi di quella che non esito a definire la malattia mentale di Guardia è senz’altro il masochismo. Il piacere cioè di trattarsi male e quasi goderne. Masochismo ma anche esibizionismo. Basta ascoltare il guardiese medio e i suoi racconti meravigliosi. Ho fatto questo, ho fatto quello. Quest’anno la vendemmia è scarsa. L’anno dopo è abbondante e di ottima qualità. Esibizionismo. Che però nasconde il masochismo. Poi c’è l’individualismo tipico del guardiese. E badate che ci tengo a questo aggettivo. Perché un certo individualismo è normale, uno deve avere la sua identità a cui solitamente si attacca la stima. Individualismo, che al massimo in questa comunità si estende a un piccolissimo e ristretto clan. Altro sintomo della malattia mentale di questa comunità è la recita. Proprio così… noi non esistiamo se non parliamo. Se non parliamo di noi, ma soprattutto degli altri. Noi esistiamo per quello che diciamo, non per quello che abbiamo fatto. Ecco la patologia della recita: il guardiese sta bene solo se recita, se diventa lui l’attore. Incontra un conoscente e parla. Ah, che meraviglia: sto parlando, tutti mi dovete ascoltare. Ma li hai visti gli americani che girano per Guardia? Che fanno gli americani? Uno nessuno e centomila di Luigi Pirandello, una delle più grandi opere mai scritte, è perfetta per comprendere la nostra malattia mentale. Però nessuno protesta, e finché tutto rimane ben incasellato nella categoria delle chiacchiere da bar non ci sono problemi: il bar è il bar. Il problema sorge là dove si esce dal bar e si rientra nella vita reale, perché per 3090 cittadini guardiesi su 4.989, l’assoluta mancanza di discussione, a questo livello, ha ricadute ben diverse e più gravi. E in questa tragicommedia flaianesca (“la situazione è grave ma non seria”), conta solo Floriano. Probabilmente perché conviene ai guardiesi. Perché è nella loro natura e Floriano racchiude le loro aspirazioni, esalta la loro animosità, rassicura la loro inferiorità. Magari… Magari un giorno qualcuno riuscirà a spiegarmi, in maniera convincente, perché tutto ciò appaia così normale, financo scontato. L’ovvietà delle cose, mi si dirà. Dove pare persistere il solito, originario e biasimevole “uno vale l’altro”, creato ad arte, per assecondare le utilità personali di alcuni. Insomma, per capirci, noi viviamo in un disastro, in una cloaca ma crediamo che domattina alle otto ci sarà il miracolo che ci cambia la vita. Aspettiamo Godot, che non c’è. Ma vai a spiegarlo ai guardiesi. Che cazzo vuoi, ti rispondono. E chi è sto Godot che arriva domattina alle otto? Quindi, non vale la pena di fare niente. Quella del guardiese è una fede incredibile, anche se detta così sembra un paradosso. Chi se ne importa se ci governa uno o l’altro, se viene il padre eterno o Floriano, chi se ne importa se rubano e se sono incapaci, tanto domattina alle otto c’è Godot. Masochismo, individualismo, recita. Siamo messi malissimo. Ogni criterio di buona politica su di noi non funziona, perché in questo momento la nostra malattia è vista come una salvezza. È come se dicessi a un credente che Dio non esiste e che invece di pregare dovrebbe andare sotto le finestre del Municipio e ribellarsi. Ma non lo farebbe, perché si mette la maschera e dice che gli va tutto benissimo. È chiaro che non siamo tutti malati. Ci sono anche molti sani in circolazione. Però che fanno? Piangono, si lamentano. Ma non sono sani, sono malati anche loro. Proprio così. Nessun psichiatra può salvare questa comunità che è il nostro paese. Non si possono nemmeno togliere questi sintomi, perché senza ci sentiremmo morti. Se ci togliessimo la maschera ci vergogneremmo, perché abbiamo perso la faccia. Se ci togliessimo la fede, ci vedremmo meschini. Insomma, se trattassimo la comunità Guardia secondo la ragione, secondo la scienza, la metteremmo in una condizione che la aggraverebbe. In conclusione, senza questi sintomi Guardia non potrebbe che andare verso un suicidio di massa. E allora? Allora ci vorrebbe il manicomio. Ma siccome siamo tanti, l’unica considerazione è che il manicomio è Guardia. E l’unico sano, che, per non essere di parte, potrebbe essere uno psichiatra, visto da tutti questi malati a Guardia è considerato matto.