Verità o patacca? Patacca o verità? C’è un’altra verità, che sonnecchia da qualche parte in questo paese? Tra la testa e lo stomaco dei cittadini guardiesi. La verità – “vogliamo la veritààààààà!” -. Che spesso, poi, per molti, “è” la verità. Cioè, mi spiego meglio: sappiamo noi la verità? In tanti, troppi, dicono di no. Perché, se così fosse, e ovviamente, se svelata, è una verità scomoda, pericolosa, tortuosa. Da non svelare, da non gridare, da non dissotterrare – perché il potere in questo paese, si sa, cupo e becchino, interra -. Poi, magari, dissotterrando dissotterrando scopriremo che (e nello specifico, borbotta il solito malevolo, dissotterrando dalle parti della Farciola) nel giardino di casa si scovano anziché patate pericolosi “pizzini”. Che inciucio sia, che inciucio fu, che inciucio è. È il refrain che vibra insistente nelle orecchie dei guardiesi, nella certezza che ci nascondono il vero. A qualcosa però crediamo. Su qualcosa l’occhio indagatore si punta. E osserva, giudica, disapprova. È stato detto. Storia vera, dunque. Indubitabile, quindi. Accertato, perciò. E giù col doppio gioco. Il triplo gioco. Il potere come gioco. In sostanza, chi si vuole impegnare direttamente viene lasciato morire. E chi può salvarlo rimosso. E sia come sia, si fa per dire. E la prova dell’inciucio? E la pistola fumante (la metafora)? Il riscontro? Eccolo, lo sottolinea il solito ben informato. Che però, non viene fuori. Erano due. Due in uno. Uno che faceva due. E dunque, il gioco degli specchi. Anzi, erano tre. Verità o patacca? Patacca. Come notavo beffardo io stesso, eterno sospettato, qualche anno fa. Patacca e presunzione, aggiungo. Troppi errori, troppe incongruenze, troppa luce, quasi come il buio. La penombra. I contorni indefiniti delle cose: l’habitat ideale della patacca e dei pataccari. Pacco, paccotto e contropaccotto. Come il vispo Totò che piazza la Fontana di Trevi al paesano. Nel paese così satollato di Smatphone e Facebook alla fine lo smercio della patacca è facilitato. Siccome è necessario crederci, alla fine si finisce sempre col sommare ogni più oscura confusione. Se non fa logica, fa volume. Ne sappiamo sempre così tanto, abbiamo così tanta fervida fantasia, che è insostenibile il peso di tenere tutto per noi. Ma davvero siamo così scafati da essere così incredibilmente creduloni? Ci sarebbe da fare un salto, tutti quanti, la prossima estate, in Ciociaria. Risulta attiva, in quel di Serrone, vicino Frosinone, l’annuale Sagra della Patacca e della Passerina. Ma attenzione, essendo vera sagra della patacca, la patacca in questione è una tagliatella fatta con acqua e farina, e la passerina (che alla patacca sommata poteva rivelarsi sinonimo, per stare al solito gioco del doppio) è un vino bianco secco, ottimo per accompagnare i tradizionali piatti ciociari.
Così è la patacca ben fatta: pare una cosa, è sempre un’altra.