Lettera aperta a Carlo Falato e al Gruppo “Tutti per Guardia”

Ci sono molti motivi, tutti validissimi, per scrivere una lettera aperta a Carlo Falato e al Gruppo di Minoranza “Tutti per Guardia”. Ne indicherò, per brevità, solo alcuni, ad iniziare da una premessa. Le critiche, non sono “il sale” della democrazia: ne sono una delle colonne portanti. Come la rappresentatività di una Minoranza che tutela gli interessi e/o promuove battaglie specialmente in nome e per conto degli elettori che l’hanno votata e sostenuta. Le critiche poi, non si dividono mai tra “costruttive” e “distruttive”. Semmai si dividono tra fondate e infondate nei contenuti. Infine, le critiche, in una democrazia sana meritano sempre una risposta, possibilmente argomentata sui contenuti che esse propongono. Far passare le critiche, come si vuol fare, come un intrusione o come disfattismo, è gravissimo. Se io racconto una cosa che non va, se raccolgo i malumori di quei cittadini-elettori, sto facendo male o bene a Guardia? D’accordo: sappiamo tutti che non sempre è agevole fare opposizione, specie nella Guardia gattopardesca in cui viviamo dove cambia tutto, ma non cambia nulla. Mai e in nessun caso. Soprattutto in politica, è vero, ma anche nel “sentimento” proprio di una larga parte di cittadini guardiesi, sempre pronti a chiedere e a prostrarsi, giurare “vantaggiose fedeltà”. Sempre fermi a piagnucolare e dirsi pronti a lottare: rivoluzionari da bar. Che sguazzano spavaldi nello stagno della malapolitica mafiosa di questa Guardia, dove non esiste più la vergogna. Questa Guardia dove il mammasantissima della stramalapolitica, leggero nella moralità e nella dignità, distribuisce promesse di finto impossibile lavoro e protezione. Questa Guardia figlia della palma, che figlia voti marci nelle notti dei silenzi elettorali. Uno sconvolgente e sconfortante quadro che non lascia speranza. Tuttavia, non posso tacere il mio disagio davanti a questa lunga, indecorosa agonia della coscienza critica a Guardia. Sappiamo tutti quanto sia difficile cambiare. Quanto sia difficile a Guardia riuscire ad analizzare i motivi che ci portano a non voler mutare nulla nei nostri percorsi. Di come a volte cambiare converrebbe, eppure, allo stesso tempo, non vogliamo mutare nulla, per il nostro stesso interesse, perché temiamo di perdere ciò che abbiamo, di alienarci simpatie, di mutare equilibri. Siamo abituati e forse costretti a delegare. E deleghiamo più volentieri a quella categoria di personaggi oggi ben rappresentata da un uomo mite, cordiale, che sembra non abbia trovato in tutta la vita un solo affare o interesse, o passione, che non gli abbia avviluppato l’anima come un serpente, e che oggi promette una palingenesi al giorno. Oggi in questo paese, tra spensieratezza, sarcasmo e indignazione abbiamo avuto la prova tangibile di che comunità siamo e del perché non ci si muove di un centimetro. La verità fa male, soprattutto a chi a Guardia è soltanto attento al consenso e a drogare con la propaganda le aspettative di crescita di un’intera comunità. Detto ciò, siccome il mammasantissima nottetempo, fra il lusco e il brusco, svende l’economia di Guardia, svende il suo centro storico (o perlomeno, quel che ne rimane) ai civici anglofoni a colpi di spot a spese della collettività (mentre ci sono opere che aspettano da decenni di essere completate), mentre i guardiesi sono ipnotizzati dalle cornamuse e dal rock (viene in mente il film “Operazione San Gennaro”, dove una banda di ladruncoli scassina la teca col tesoro del Santo mentre la gente è rapita dal festival della canzone napoletana); mentre il mammasantissima sta per regalare a tutte le puerpere di Guardia “parti senza dolore” (l’unico miracolo che non è venuto in mente neppure a un noto ginecologo locale), la Minoranza cosa fa e cosa ne pensa? Non vi passa per la testa che il cittadino lo vorrebbe sapere? E detto così non suoni come un’offesa o un rimprovero perché mi limito a raccogliere la voce di nostri supporter. Se sulla stampa e sui manifesti legge solo di Palazzo Nonno, di paesaggio rurale, di ambiente, di turismo ecosostenibile (cosa buona e giusta, per carità) e mai una parola, un intervento sul clientelismo amorale di questa amministrazione, sulla buca davanti casa, sul marciapiede mai realizzato, sul tratto di strada mai asfaltato, su questo senso di decadenza continua, sulle problematicità giornaliere che il cittadino è costretto a sopportare a causa di un’amministrazione deficitaria (per essere buoni). Cosa deve pensare il vostro cittadino-elettore? Quando larga parte di loro, volendo escludere le nuove generazioni, sono come li ho descritti poc’anzi? È inutile farsi illusioni. Si vedranno costretti a rivolgere le loro richieste alla maggioranza. Non serve neanche essere maghi, né tantomeno “randagi”, per comprendere quanto il futuro di Guardia sia condizionato – se non già ipotecato – da tutte queste singolarità. Caro Carlo e cari amici del Gruppo “Tutti per Guardia”, quando il futuro si svuota e si riempie il passato, non resta che rovesciare la clessidra. Allora il passato si trasforma da rimpianto in risorsa, da ricordo in aspettativa. Abbiamo un unico obiettivo. Sappiamo chi è non l’avversario ma il “nemico” di questa comunità, ormai ridotta a bivacco di ridicoli. Una tipologia umana e politica, che ha una spiccata – e funesta – propensione a considerare (loro sì) “nemici” tutti coloro che non si rassegnano a fargli da servitori. E la ri-comparsa per le strade di Guardia di quell’“ismo”, preceduto dal prefisso “anti”, che porta in mezzo il suo nome, ne è la prova provata. Un fenomeno tipico dei capi e capetti che suscitano grandi simpatie, ma anche specularmente fortissime antipatie. E i contro, sono sicuro, sono molti più dei pro. La speranza divampa?

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