Floriano Panza è un cavallo di razza. E non sto dicendo che sia un gigante della politica. Tutta la sufficienza del mondo (ci fu un tempo in cui De Mita sembrava gli indicasse la sala d’aspetto, alzando il sopracciglio), tutto il sarcasmo della terra, tutti gli accostamenti da photoshop, tutti i dietrologismi, tutta la lettura “comunicativa” si infrangono poi sul fatto che Floriano in questo paese stia vincendo le sue sfide una dietro l’altra. Per criticarlo, per combatterlo, devo riconoscere la sua abilità, la sua fortuna, la sua determinazione. Non bastano le ambizioni caratteriali, le manovre che lo sorreggono, le congiunture favorevoli. Quest’avversario ha del talento politico. A iosa. Se non parto da qui, dal riconoscere la sua grandezza, non vado da nessun parte. Posso strillare, sfottere, incazzarmi, insultare lui e il mondo che lo sostiene, prendermela con chi nonostante tutto me ne parla bene, ma non vado da nessuna parte.
L’ho già scritto: tutto ciò avviene perché i guardiesi hanno il politico, il leader che si meritano, o perché il politico, il leader, pur restando defilato, ha finalmente i cittadini che si merita. Di certo Floriano negli ultimi 30-40 anni ha lavorato scientificamente per cancellare ogni traccia di cittadinanza, opinione pubblica e società civile, sostituendole con greggi sempre più belanti di disoccupati, analfabetizzati, disperati, pronti a tutto pur di strappare un posto nella società guardiese, o semplicemente un posto, punto: non più cittadini, ma sudditi adusi a chiedere in ginocchio come favore ciò che spetterebbe loro come diritto. E ora che ha ottenuto il suo scopo, mentre porge l’anello da baciare ai propri clientes, fa pure lo spiritoso con chi si oppone ai suoi disegni: “2700 cittadini mi hanno scelto, è il bello della democrazia”. Sì, la stessa democrazia: quella del chiagni e fotti. Sì, la stessa democrazia di Miseria e nobiltà, la farsa di Edoardo Scarpetta. Sì, la stessa democrazia di quelli che “Floria’, basta che mi fai mangiare e…”. Se Wanna Marchi continuasse a truffare la gente col mago Do Nascimento e la statuina di sale che si scioglie nell’acqua benedetta da lei: dopo un po’ la gente la sgama e si fa furba. Così come se un goleador tirasse i rigori sempre nello stesso posto con la stessa finta: dopo un po’ il portiere si butta dalla parte giusta e para. Eppure i cittadini guardiesi no: continuano a farsi fregare da quarant’anni dalla stessa persona con lo stesso trucco. Non è lui che è furbo, sono gli altri che sono fessi.
Questo è Floriano, perciò. Come dicevo un cavallo di razza senza avversari. Gli unici che fino a qualche anno fa potevano tenergli testa adesso li puoi trovare, relatori in convegni sull’agricoltura, opere d’arte, vino e salute. Quelli che “io sono un’altra cosa” e “il cervello non lo do a Floriano neanche in punto di morte”, che sicuramente non hanno “potuto fare a meno di fregarsi le mani” per il trionfo di Floriano. Già! Oggi in questo paese è tutto un “complimenti Floriano” e “adesso facci collaborare, prendiamoci le nostre responsabilità e difendiamo la nostra produzione enogastronomica dall’assalto dell’Europa”. Pubblicamente dicono anche che – dicono loro – lo fanno obtorto collo. Ma sotto sotto, come ho già detto in più di un’occasione, sono tutti panziani dentro: prima clandestini, ora palesi.
Per quel che mi riguarda non troverete qui propositi e proposte di lotta e di organizzazione, io sono solo un “non” moderato, che a tempo perso s’occupa di cose pubbliche. Però troverete sempre una mia considerazione sulla comunità (e su chi la governa): dove tra l’altro ormai la deriva mi sembra inarrestabile, un terreno che ora la coscienza critica sembra accettare, anche perché (dicono loro) non c’è alternativa. A loro dico: non è l’ultima battaglia per opporsi a Floriano, almeno non la nostra, “nostra” perché nonostante tutto spero in giro per Guardia ci sia ancora qualche Don Chisciotte (e Sancho Panza).