Perché quest’avversione? Mi si chiede, quasi disapprovando. Si può condannare per inimicizia, risentimento, addirittura odio? Rispondo a mia volta. Può l’odio essere proibito? Aggiungo, prendendo spunto da un testo della Fallaci. L’odio è un sentimento. È una emozione, una reazione, uno stato d’animo. Come l’amore, l’odio appartiene alla natura umana. È l’opposto dell’amore. Si può essere giudicati, sì. Si può essere contestato, osteggiato, condannato, disapprovato, sì. Ma se ho il diritto di amare chi voglio, ho anche e devo avere il diritto di avversare, disapprovare e addirittura odiare chi voglio. Incominciando da quelli che odiano me. Allora, sì. Io disapprovo, sono contro, odio chi oggi svende al miglior offerente la mia comunità. Disapprovo chi ne è l’artefice. Odio i suoi lacchè. Odio i complici di ieri e di oggi, i collaborazionisti, i traditori. Li odio come ho sempre odiato il clientelismo, l’arroganza del potere, ogni assalto alla libertà di opinione di chiunque. È un mio sacrosanto diritto. La mia personale “rivoluzione”. Che non significa necessariamente la “presa” del potere. Ma poter dire “No”. Significa poter lottare per quel “No”. E attraverso quel “No”, tentare di cambiare le cose. E di sicuro io dico molti “No”. Li ho sempre detti. Di sicuro vi sono molte cose che vorrei cambiare in questa mia comunità. Una è l’uso e l’abuso del potere visto come licenza, ricatto, capriccio, vizio. Egoismo, arroganza, irresponsabilità. Un’altra è l’uso e l’abuso della democrazia non vista come partecipazione ma come rozzo e demagogico egualitarismo, insensato diniego del merito, tirannia della maggioranza. Questo può apparire a tanti demagogico, semplicistico, e persino superficiale: lo so. Ma se analizzate i fatti delle ultime settimane vedrete che la mia è pura e semplice verità. Pensateci ragionando sull’attuale condizione in cui versa la comunità guradiese. Sulle vicende che l’hanno interessata soprattutto in questi giorni. Perbacco, nessuno può negare che Floriano non ha a cuore la comunità che amministra, anzi. E nessuno può negare che non avrebbe mai raggiunto il culmine che ha raggiunto se qualcuno non gli avesse fornito la sua complicità, se altri non gli avessero dato l’imprimatur. Diciamolo una volta per sempre: in tanti a Guardia non hanno mosso un dito per impedire o almeno arginarne la vittoria.
E per quale motivo? Per paura? “O la pensi come me o muori”. Diceva Alexis de Tocqueville nel suo intramontabile trattato sulla democrazia in America: “Scegli. Sei libero di non pensare o di pensare come la penso io. Se non la pensi come la penso io, non ti sopprimerò. Non toccherò il tuo corpo. Non confischerò le tue proprietà. Non violenterò i tuoi diritti politici. Ti permetterò addirittura di votare. Ma non sarai mai votato. Non sarai mai eletto. Non sarai mai seguito e rispettato. Perché ricorrendo alle mie leggi sulla libertà di pensiero e di opinione, io sosterrò che sei impuro. Che sei bugiardo, dissoluto, peccatore, miserabile, malato di mente. E farò di te un fuorilegge, un criminale. Ti condannerò alla Morte Civile, e la gente non ti ascolterà più. Peggio. Per non essere a sua volta puniti, quelli che la pensano come te ti diserteranno”. È questo che è successo e succede oggi nella Guardia di Floriano, dove tutto si può dire fuorché la verità, e i più si arrendono alla paura? Proprio così! Alla paura. Perché la Verità ispira paura. Perché, a leggere o udire la verità, i più si arrendono alla paura. E per paura delineano intorno ad essa un cerchio che è proibito oltrepassare. Alzano intorno ad essa un’invisibile ma insormontabile barriera dentro la quale si può soltanto tacere o unirsi al coro. E se il dissidente, il temerario, l’avversario oltrepassa quella linea la punizione si abbatte su di lui alla velocità della luce. E a rendere possibile tale infamia sono proprio coloro che segretamente la pensano come il dissidente, il temerario, l’avversario, ma che per convenienza o viltà o stupidità non alzano la loro voce contro gli anatemi e le persecuzioni di Floriano. Gli amici, spesso. O i cosiddetti amici. Si nascondono dietro il cespuglio. Temporeggiano, tengono il piede in due staffe. Diventano silenziosi e, terrorizzati dai rischi che tale ambiguità comporta, e se la svignano. Abbandonano il dissidente, il temerario, l’avversario, al di lui destino e con il loro silenzio danno la loro approvazione alla Morte Civile citata oltre centocinquanta anni fa da Alexis de Tocqueville. (Qualcosa che io ho sperimentato specialmente negli ultimi mesi). E la piaga si propaga attraverso l’intimidazione della buona gente in buona fede. Voglio dire la gente (cieca e sorda) che per convenienza, ignoranza o paura subisce quel dispotismo e non comprende che col suo silenzio o la sua sottomissione lo aiuta a fiorire e prosperare. “Il segreto della felicità è la libertà. E il segreto della libertà è il coraggio” diceva Pericle. Uno che di queste cose se ne intendeva.