Il 2015 è stato per me l’anno in cui ho ripreso a scrivere sul mio blog, e scrivere di Guardia. Era l’ultima cosa che pensavo di fare, anzi di non fare, nella vita. Ero amareggiato, demoralizzato, tradito. Era come se in questi anni avessi assistito inerme al funerale della mia comunità. La cosa curiosa, devo però dire, è che ho vissuto questa assenza e questa deprivazione senza angoscia. Certo, a volte magari affiorava un velo di tristezza, a volte un filo di rabbia e d’inutilità, più spesso di attonita sorpresa per l’assordante silenzio di quei concittadini che non si sono accorti di nulla (e ancora oggi si girano dall’altra parte, e per convenienza fanno finta di non vedere) e non hanno mai accennato, nemmeno di striscio, al fatto che una parte di loro, per questa classe politica, fosse completamente scomparsa, non esistesse più (almeno per i prossimi cinque anni), anche se non era giunta notizia di un decesso.
Ma non ne ho fatto un dramma, l’ho considerato, come sempre mi è accaduto nella vita, come un segno del destino, in fondo, mi dicevo, ai miei concittadini va bene così; il cammino della vita segue altri percorsi, e poi, da tempo sono in fuga dalla mia comunità. Ora finisce l’anno in cui sono morto a mezzo stampa. Rassicuro i “venti lettori” che non è successo niente, niente di grave (a parte un gravissimo lutto familiare che mi ha lasciato senza fiato). Continuate a seguirmi sul blog. E vi assicuro che nell’anno che verrà continuerò a prendermela con chi mi vorrebbe togliere la parola e la libertà di dire, e oggi finge che io non sia mai esistito o sia morto da anni. Ma a questi dico che ogni morte corrisponde a una rinascita, è un cambiamento di stato e il futuro riserva sempre delle sorprese.
Grazie a chi mi segue in questo mio racconto, grazie a chi come me in questo paese, dal nome Guardia e dal cognome Sanframondi, ha ancora voglia di propagare la voce nel silenzio.
Grazie di cuore… e un felice 2016