Ci sarà un giorno, scriveva una volta Leonardo Sciascia, che la gente leggerà i giornali e si renderà conto di quello che è successo e di quanto siamo caduti in basso in questo paese. Li leggerà anche il più disattento. Il più superficiale. Anche quello che legge a malapena i titoli e qualche parola sparsa qua e là lungo l’articolo. Li legge e si scandalizza – spesso si schifa – anche chi guarda solo le foto e butta un occhio alle didascalie.
Ogni mattina, in questo paese, Floriano si sveglia e sa che dovrà spararla sempre più grossa o non finirà sulla stampa locale. E quando lo leggi percepisci il suo dramma. Dirgli che è esibizionista, oltre a lusingarlo, è cosa assai banale. Floriano è il primo a marciarci. Le puntate della sua narrazione seguono sempre una trama consolidata. Già, perché a Floriano non frega nulla del proprio paese: da buon democristiano è un trasformista dichiarato che pilucca di qua e di là in base al proprio tornaconto. Una sorta di parlamentare dell’attuale legislatura, però più bravo e consapevole. Floriano ama più di ogni cosa le convenzioni: la frase “Ciao Floriano” al posto di “Buongiorno dottore” lo esaspera. Quando non ci sono convegni, eventi programmati, sottosegretari da invitare e nessun consigliere o presidente da coinvolgere, Floriano si arrabatta come può. Esempio: per le festività natalizie, alcuni anglofoni gli dicono in privato che vogliono rifare in paese una famosissima festa della loro tradizione. Lui, gasatissimo, e incontenibile – dopo aver fatto una rapida ricerca su Google – subito acconsente e la fa propria, anzi, per aggiungere un tocco di originalità si presenta (in una sorta di gara strumentale) con la fanfara dei bersaglieri e li fa sgambettare su e giù per il paese. Poi, in nome dell’integrazione culturale, eccitato per la propria sagacia, indossato il kilt d’ordinanza (il classico gonnellino a quadri), scippa la cornamusa all’amico scozzese e alla testa della fanfara intona un classico di musica celtica.
Ma la vera cifra di Floriano, ciò che lo caratterizza e lo macera, è il desiderio smodato di avere sui giornali una notizia che lo riguardi. Costi quel che costi. E allora ecco l’Unesco, pagine e pagine di fantasticherie, apprezzamenti, somme, prerogative e vantaggi per tutti. Non basta? Allora facciamo un bel gemellaggio, con l’appoggio del presidente di un noto sodalizio enologico, che è un caro amico. Vuoi mettere un bel viaggetto rilassante con i soldi dei contribuenti? Ormai il cittadino di questo paese non aspetta il Talento dell’anno ma che nasca un Premio Strega da dargli per averla sparata più grossa. Passano i giorni e nessuno ha proposto una cazzata sufficientemente grossa? È la tragedia. Floriano, querulo ma inconsolabile, è lì che pensa con sgomento: “Se continua così dovrò inventarmi qualcosa”. Probabilmente, per affogare la frustrazione, in quei momenti Floriano picchia l’ex preposto allo spettacolo, e magari l’ex preposto ci sta pure, perché lui nella vecchia squadra era un bravo punching-ball. Oppure pensa di sfottere chi l’ha criticato sui social, convinto di dominarlo con agio. Capita però talvolta che chi lo critica si riveli più scaltro di lui. E Floriano ci rimane male, perché perdere non gli piace.