Autunno 2015. Siamo a Guardia, centro storico, in tanti e tutti inebetiti guardiamo le meravigliose bellezze guardiesi. Le guardiamo, ci emozioniamo e in coro pronunciamo la seguente frase: certo che qui a Guardia potremmo vivere solo di turismo! Abbiamo la bellezza, l’ambiente, il territorio, il cibo, la viticoltura di qualità, le tradizioni. Lo dico anche io. Poi esco dalla zona antica e in un attimo il mio umore cambia. Ho avuto un ritorno di pessimismo e incupito ho pensato: sì però, abbiamo il passato e va bene, ma è troppo immobile, le piazze, i vicoli, il castello, e altro, i luoghi dell’infanzia sono tutti vuoti, non ci sono persone. Non c’è nulla! Posti incantevoli, perché sospesi nel tempo, senza carne e umori, senza di me, di voi, di tutti. Non so, forse semplicemente sono passato dall’ideale, la quintessenza della bellezza della mia comunità, alla concretezza della realtà, e insomma ho avuto il classico dubbio. Non è che da una parte tutti desideriamo e proponiamo – come soluzione ai nostri problemi sociali ed economici – di vivere solo o in buona parte di turismo e agricoltura di qualità e dall’altra non riusciamo nemmeno a immaginare come potrebbe davvero essere un centro storico ricolmo di vita, una piazza, un vicolo, un acciottolato, un castello, l’atrio di una chiesa con dei turisti non occasionali? Non è che questa parola sta diventando per noi guardiesi un’altra di quelle parole amebe, generali e vaghe, e tanto suggestive a cui ci ha abituato il nostro sindaco che dicono tutto e niente? Male non fanno, non costano fatica e in fin dei conti garantiscono a chi le usa (politici locali, amministratori, frequentatori di paginate sulla stampa locale) una buona rendita di posizione?
Però li ho sentiti quelli dell’amministrazione Panza dire e promettere: si potrebbe sviluppare il turismo, o si potrebbe raddoppiare il turismo, li ho sentiti… e ho pure annuito.