Stamattina ho avuto una apparizione. Circondato da una mezza dozzina di fedeli ho visto Floriano indugiare nelle immediate vicinanze della Casa Comunale di Guardia, con l’i-phone incollato all’orecchio. E il primo pensiero è stato: l’Onnipotente ci nega tante cose in questo paese, l’immortalità in vita, la pace nel mondo, il bene sulla terra; in compenso ci dona Floriano.
Già, perché Floriano è un genio, ha asfaltato qualsiasi forma di opposizione, è un supergenio, ha rottamato persino l’ex socialista nero. È moderno, usa i social q.b. – neo devoto di facebook e whatsapp (e twitter cos’è, un dono del diavolo?) -, è scaltro (siamo tutti guardiesi), come il suo compare fiorentino usa le slide, non è mai stato boyscout in compenso però va a caccia (è trendy), va sempre di fretta, ha persino la pancetta (simpatica, mica è il grasso sfatto di quell’antipatico antagonista che scrive sempre contro di lui). È amante dell’arte e della buona cucina. È già nel Pantheon guardiese, con Abele e Filippo De Blasio, Filippo Maria Guidi, Alfredo Parente, ecc., è il figlio di Veltroni, il nipote preferito di Franceschini, il cugino di primo grado di Bersani, il cugino di secondo grado di Epifani, il fratello ideale di Matteo Renzi…
Quasi tutte le associazioni guardiesi lo hanno già abbracciato. E loro, si sa, corrono sempre in aiuto del vincitore, se poi sborsa qualche euro corrono ancora più in fretta. E un riflesso condizionato, o per dirla da intellettuale mancato, riflesso pavloviano. Poi ci sono gli intellettuali veri, professori, scrittori e artisti, tutti, locali e alieni. Aver acquistato da straniero una abitazione del centro storico di Guardia, poi, è un po’ come aver partecipato a tre edizioni dei nostri Riti Settennali. Uno, dieci, cento, mille House Hunters International…
Nei prossimi mesi vedremo la crescita esponenziale degli “panziani” non ci sarà un straccio di avvocato, artigiano, cantiniere, coltivatore diretto, polemista, che non dichiarerà di aver puntato su di lui sin da subito, che sin da subito non ne aveva colto le qualità salvifiche: un leader, una guida, un vero capo e in più “uno di noi”. È il nuovo che avanza, e nessuno a Guardia vuole restare indietro. Lo abbiamo già visto, è già successo, eppure dà sempre un leggero senso di vertigine. Si dirà, guarda quelli dell’opposizione: tutti fieramente l’un contro l’altro il giorno dopo. Ma lì almeno per qualche mese c’era stata una discussione vera, un obiettivo unico, una sconfitta. È oggi che l’aiuto al vincitore ha assunto toni surreali: tutti “panziani”, poi tutti “panziani”; in sonno i primi, perché prima delle elezioni non era elegante, sbandierati i secondi, perché era à la page. Per entrambi la voglia matta di stare comunque con chi garantiva una rendita di potere oppure economica.
Ha vinto la professionalità, dice estasiato tutto un mondo che sino a ieri lo aveva relegato fra i ferri vecchi dell’odiato clientelismo. Un professionista serio, rivoluzionario, ecco pronto il nuovo kit di Floriano, re taumaturgo. Tra un po’ gli basterà l’imposizione delle mani per guarire un popolo da tutte le malattie.
Siamo una comunità strana, ma ancora più strano è il nostro opinionista da bar, cortigiano per indole e non per necessità. Gli piace stare con il vincente, soffre se non è nel vento, si avvilisce… Prepariamoci, dunque, altri cinque anni di nuove biografie immaginifiche, trionfali passerelle mediatiche, rilucidature di vecchie speranze: il panzuto del terzo millennio, il presidente che gli Stati Uniti non hanno saputo avere (e per questo gli amerindi sperano di averlo trovato a Guardia). Dategli tempo, tanto non ne occorrerà molto: è già pronta la fanfara, si stanno già accordando i tromboni, i maestri del coro sono già sul podio.
Nel Decamerone (giuro che l’ho letto), Calandrino si era convinto di aver trovato, «giù per lo Mugnone», la pietra che rendendolo invisibile lo avrebbe fatto ricco. Così, riempì di botte la moglie Tessa che si ostinava invece a vederlo… Ecco! Noi guardiesi rischiamo di fare la fine della consorte di Calandrino, ma ci piace credere alle favole. Oggi, infatti, il panzuto che regna incontrastato su Guardia può vantare la più nauseante cappa di conformismo a suo favore che si potesse vedere da una ventina d’anni a questa parte, e continua ad andare di corsa, una cappa nauseabonda composta di adulatori, reali o potenziali, effettivi o mentali. Tirapiedi che fingono di non vedere imporsi nella società guardiese la merdocrazia (cfr.Guzzanti), che è il rovescio della meritocrazia. Una società dove vanno avanti le persone di quella sostanza o che si comportano nel modo indicato. Inservienti che hanno subito una mutazione antropologica che li ha resi alieni, abitanti di un imprecisato altrove più che nativi di Guardia. Ennio Flaiano diceva: “A furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre”. Molto prima Dante Alighieri li tratta peggio degli assassini e dei tiranni: li sbatte nell’ottavo cerchio dell’Inferno. Li chiama “ruffiani, ingannatori e lusinghieri”. E li fa frustare sulla schiena e sulle chiappe da cornutissimi diavolacci. Avete leccato culi per tutta la vita? Allora sguazzate nel loro prodotto tipico per l’eternità.
E si potrebbe continuare a lungo in questo paragone teologico-letterario, ma ormai anche il mio pc sbadiglia per la noia di scrivere sempre le stesse cose a proposito delle stesse persone, degli stessi fatti e misfatti, così mi astengo dal commentare ancora.
Viva Floriano Iº, papa di Guardia.