De profundis in salsa guardiese

panza-house-cards-305203Finita la primaverile processione lungo via Abele De Blasio, a Guardia si è alzata la febbre per la prossima festa orgiastica propiziatoria dedicata al dio Bacco. Nelle prossime ore fiumane di descamisados e sudati, appariranno in massa come lumache dopo la pioggia. Non c’è palcoscenico, non c’è abitazione, non c’è istituzione che non li accolga, né associazione né cittadino guardiese che non li inviti. Una manifestazione che per alcuni non serve a nulla, e per questo viene in parte osteggiata (chi scrive lo sa bene); ma serve a chi sa amarla. Dove il suo fascino non è mezzo né merce di scambio ma è ricchezza che si offre attraverso le porte dei sensi, all’anima. Ma la comunità ha bisogno di ben altro. Magari bastassero dieci giorni di baccanali. Da queste parti c’è necessità di cambiamento vero. Di coraggio e Verità. Ne abbiamo abbastanza di proclami. Siamo alla frutta, mortificati e raggirati da una amministrazione locale sorda, quando non è infame. Guardia è una comunità stramba. Una comunità che deve smettere di vendersi – svendersi – ai saltimbanchi, agli affabulatori che se ne strafottono di tutti nella speranza di un tornaconto personale. Il futuro in questa comunità è da anni un amabile ricordo del passato. È finito da un pezzo. Sparito ormai da tempo dalle aspettative pubbliche e private, non genera speranze né progetti a lungo raggio, solo paura. Da anni, ormai, i giovani guardiesi si sentono ripetere come un mantra che sono e saranno i primi a dover affrontare nella loro esistenza condizioni materiali peggiori rispetto a quelle dei padri. Col futuro è scomparso ogni orizzonte d’attesa che superi l’imminente, le utopie si sono rattrappite e accartocciate su se stesse, le promesse elettorali ed elettoralistiche durano lo spazio di un comizio. L’ultimo quinquennio, poi, sono stati gli anni che più hanno divorato l’avvenire di Guardia; ogni suo progetto, ideologico, politico e sociale era proiettato nel futuro. I sogni come l’utopia, erano pervasi dall’irruzione del futuro. I modelli culturali, economici, politici e sociali erano fondati sul primato dell’agire proiettato nel futuro. Tutto, a Guardia, è impregnato di futuro: perfino la compagine che ha fatto man bassa di tutto ciò che è a portata di mano alle ultime elezioni, si è intrisa di futurismo. Ma nella realtà il futuro da Guardia è sparito, ha prevalso l’idea che non ci siano alternative al presente, che non siano ipotizzabili percorsi diversi o addirittura fuoruscite dal modello “panziano”. E anche nella sfera privata, il carpe diem , il vivere alla giornata, la pesca delle occasioni transitorie, il precariato, hanno frantumato e poi inghiottito in questa comunità ogni prospettiva di futuro. Una comunità così senza futuro che pure i veggenti perdono il lavoro. Intanto, conforta notare in una società come quella guardiese immersa, sommersa nel presente, nelle nuove generazioni tracce sorgive e aurorali, segni di gravidanza: cenni di futuro.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...