Grazie alla trionfante primavera, dalle cronache cittadine cominciano a far capolino alcuni pezzi di colore ormai diventati dei veri e propri classici. Di uno di questi classici locali è protagonista fissa, visto lo stato raccapricciante delle aree verdi cittadine, la malerba. In tutti gli spazi verdi di Guardia (!!??), lungo i marciapiedi (!!??), fino all’ultima aiuola spartitraffico, infatti, la malerba svetta rigogliosa e arrogante, mentre cespugli e alberi da tempo non potati si piegano mestamente verso terra, assomigliando così sempre più ai guardiesi rassegnati. Guardiesi che, sia chiaro, amano il verde e amano vedere la loro comunità in abiti primaverili, al massimo della sua già potente capacità seduttiva. E come i metropolitani delle grandi città, anch’essi adorano soprattutto i praticelli mediamente incolti, quelli con le pratoline, le margheritine gialle, l’umile malva, il trifoglio, e anche i cespugli di biancospino, il pitosforo inebriante, i gelsomini… ma non amano affatto prati e praticelli pubblici in cui l’erba arriva ormai alla vita di un giocatore di basket, mentre i più piccini spariscono definitivamente. Oggi quello che, da un capo all’altro di Guardia, in gergo burocratico si chiama “arredo urbano”, sembra piombato in una sorta di day after post atomico.