Cari “giovani” inquilini dello stabile di via Municipio, 1, sono certo che l’atteggiamento nei confronti di chi scrive non è dovuto alla mancanza di garbo. Vi conosco come persone assai cortesi e da quando vi frequento e i cittadini guardiesi vi frequentano non vi hanno mai sentito pronunciare una parola men che levigata. Seppur altezzosi. Siete tutti forbiti e irreprensibili. Detto ciò, però, da oltre un mese vi chiedo di esprimervi in merito ai temi legati alla trasparenza amministrativa (richieste puntualmente cadute nel vuoto) e da oltre un mese non riesco ad ottenere un benché minimo cenno di riscontro, o quantomeno di dialogo, dal momento che nessuna risposta è arrivata. Eppure aprire l’attività amministrativa del Comune alla comunità dei cittadini (e quindi alla Rete), attraverso la piena e sana trasparenza di processi, atti e decisioni, per facilitare la condivisione delle scelte, delle informazioni e la partecipazione democratica e offrire, quindi, alla cittadinanza servizi di informazione, di monitoraggio e partecipazione attiva, non è solo una norma fine a se stessa, ma sta alla base del “contratto sociale” tra cittadino-amministrato che paga le tasse e politico-amministratore che deve essere capace e trasparente. Posso capire la delicatezza dell’argomento. Un vuoto di memoria può capitare, ma il persistente silenzio sui temi di cui sopra a mio avviso è già una risposta: non disturbare! E poi! Noi siamo noi e tu non sei niente (ho preferito evitare la celebre espressione del marchese Onofrio del Grillo a chi legge certamente nota, per uniformarmi al nuovo stile, allo stile della Casa Comunale).
Cari “giovani” inquilini dello stabile di via Municipio, 1, mi auguro, anche se ci spero poco, che l’arrivo del nuovo anno, magari mediante una speciale intercessione di Babbo Natale o dei Re Magi, vi induca a mutare atteggiamenti e comportamenti nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Personalmente non ho alcun interesse a conoscere le ragioni per le quali non trovate il tempo necessario per fornire le risposte a un’interlocuzione, legittima e più volte sollecitata. Osservo solo che siccome “domandare è lecito, rispondere è cortesia”, al di là di ogni giudizio morale sulle singole persone, siamo in presenza, come minimo, di un poco commendevole esempio di cattiva educazione istituzionale, e comunque di un atteggiamento che non trova alcuna giustificazione tanto sul piano formale che su quello sostanziale.
Non rispondere è maleducazione. Specie se il non rispondere è intenzionale.
(A presto)