
Come volevasi dimostrare, e com’era chiaro fin dall’inizio a tutti fuorché a pochi e ben definiti “tifosi”, “l’amministrazione del cambiamento” non esiste. È caduta la maschera e si è rivelata per quello che è: “l’amministrazione del nulla”. Anche se, chi tre anni fa la escogitò con la ridicola formula dell’amministrazione che non doveva identificarsi con alcuna formula politica del passato, tarda ad accorgersene. Invece i cittadini guardiesi, liofilizzati dalla débâcle municipalizia di Di Lonardo & C., iniziano a capirlo.
A noi spiace vederli così nervosetti quelli del cambiamento, ma temiamo non abbiano ancora colto la differenza fra una cena di gala e amministrare una comunità. In questi tre anni non una sorpresa, un sussulto, un eccesso, un fuori programma (nemmeno programmato), una cosa purchessia che somigli a un successo e giustifichi un sindaco e una giunta: ma se non succede niente, che bisogno c’è di un sindaco? Urge prendere atto di una realtà imbarazzante: se non riesce neppure a fare questo e quello per il terrore di disturbare non si sa più neppure chi, un sindaco degno di questo nome non se ne esce con il solito mantra “non ci sono soldi”: se ne va subito a fare altro perché ha fallito. E non per colpa della congiuntura astrale, ma per colpa sua.
Conosciamo l’obiezione: le elezioni in prossimità dei Riti Settennali, nel vivo del piano gestionale sono un serio problema. Ma l’obiezione può essere rovesciata: si può affrontare questa sfida con un’amministrazione fragile quanto o più di questa? Finora, Di Lonardo, occultandosi, è stato abile a destreggiarsi nella gabbia di matti della sua coalizione, a fingere di non subire diktat. Ma nulla ha potuto contro il suo vero tallone d’Achille, la mancanza di una squadra (coesa solo a tavola) all’altezza delle attese dei tanti elettori guardiesi che l’hanno votata sperando in ben altro: un’amministrazione di forte cambiamento e discontinuità, da chi (a chiacchiere) è rimasto sempre all’opposizione nell’ultimo decennio. E se ne sono ritrovati una di manutenzione, in forte continuità con la restaurazione avviata da Floriano & C. Trovare qualcosa di nuovo e di buono in questa squadra, o squadretta, è arduo, se si eccettuano un paio di iniziative decorose, soltanto un maquillage che ha cambiato i nomi per non cambiare le facce.
Capisco – lo ripeto – che chiedere le dimissioni del sindaco Di Lonardo in questo momento è come sparare sulla Croce Rossa, ma oggi, da come si sono messe le cose, sarebbe auspicabile che si seguisse proprio questa via, trasparente e lineare. Perché ogni altra soluzione incappa in una doppia obiezione: avrebbe il sapore antico e sgradevole dei soliti giochini per conservare lo scranno che gettano ulteriore discredito su politica e istituzioni, ma soprattutto non risolverebbe i problemi endemici della nostra comunità, anzi, persisterebbe una condizione di asfissia e precarietà. Elezioni anticipate a giugno, dunque. Davvero, e non solo evocandole tatticamente senza convinzione come fa Guardia sei tu. Dopodiché, se prima di celebrare i Riti quelli della maggioranza (o della minoranza, che poi è la stessa cosa) vorranno riproporre la solita ammucchiata raccogliticcia, salvo clamorose sorprese, verranno bocciati dagli elettori guardiesi perché passerà l’idea che “hanno litigato” e “hanno fallito”. E vinceranno di nuovo quelli di prima, che si papperanno il Comune. A meno che i guardiesi stavolta non si decidano a presentare volti nuovi ed escano dalle loro mille ambiguità, mostrandosi compatti e coerenti come nella crisi attuale: a quel punto potrebbe persino accadere il miracolo. In ogni caso, comunque vada, per Guardia sarà un successo.