Ci voleva un volantino per risvegliare un po’ l’umorismo impigrito di questo paese. Infatti, dopo il comunicato di “Guardia sei tu” la lista dei reclamanti le dimissioni della giunta Di Lonardo si allunga di giorno in giorno, per cui è bene che certe perle non vengano destinate all’oblio, perché nei momenti di cupa tristezza potrebbero risollevare l’umore.

Sono tornati. Quelli di “Guardia sei tu” fanno sempre così: per qualche mese si rassegnano a quel noioso fastidio chiamato opposizione. Poi è più forte di loro: gli scappa la crisi di astinenza. Non lo fanno apposta: ce l’hanno nel Dna. Non sopportano che amministri chi è stato eletto dai guardiesi (loro che i voti non li contano: ma li pesano), a meno che non lasci comandare loro. Per un po’ disapprovano e diffidano con i loro distinguo in consiglio comunale, per vedere se obbedisce. Poi basta che quello prenda una posizione autonoma, senza chieder loro il permesso, e partono all’assalto per buttarlo giù. È il destino di chiunque a Guardia tenti la benché minima deviazione dall’ortodossia del sistema. Da come si sono messe le cose, a questo punto sarebbe auspicabile che Di Lonardo seguisse una via trasparente e lineare. Quella già prefigurata nel volantino. Anche perché la maggioranza dei guardiesi ha capito l’errore fatale che ha commesso votando i vecchi travestiti da nuovi. Diciamo che ha capito il trucco. Perché il trucco c’è e si vede da più di vent’anni, ma funziona sempre, nell’immediato: poi, con calma, la gente si accorge di avere scambiato i rinnovatori per restauratori e li butta dal castello dei Sanframondo, ma nel giro di pochissimo tempo ricade nell’errore. Tanto, in questo paese le ricette sono sempre le stesse: le più fallimentari mai viste. E a immunizzarci da questa coazione a ripetere lo stesso suicidio di massa non basta neppure la vista delle stesse facce di 20-30 anni fa: da Carlo Falato a Nicolino Ciarleglio, da Floriano Panza a Raffaele Di Lonardo, che promettono le stesse cose con gli stessi slogan senza che nessuno si domandi perché non le hanno mai fatte. Al punto che oggi se si mostrassero abbigliati e agghindati – visto il periodo carnevalesco -, con le parrucche incipriate, le gote impomatate e i nei finti state pur certi che potrebbero benissimo nascondere lo sfascio socio-economico e infrastrutturale di Guardia di questi anni, causato dalla loro inadeguatezza.

Nel volantino di “Guardia sei tu”, un remake del Quando c’era lui…, la solita sbobba di opere finanziate e mai realizzate, c’è una sola novità: se prima lorsignori nascondevano le loro peggiori intenzioni, adesso le confessano spudoratamente. E ora, dopo tre anni, il centro in cui si decide la politica di Guardia (di solito alla farciola) è “insofferente” e chiede le dimissioni del sindaco, ma omette la parte più stimolante, il vero motivo della richiesta: la gestione dei Riti Settennali. Quindi raus Di Lonardo & C.

Che altro serve all’opinione pubblica guardiese per capire che questa gente non è pericolosa perché inadeguata, ma perché profondamente, intrinsecamente, geneticamente devota solo agli affari propri e degli amici degli amici? Certo, servirebbe che qualcuno – oltre ai soliti “criticatori” – reagisse a questi annunci indecenti come meriterebbero. E che in questo paese si smettesse di depistare l’attenzione dei cittadini dai veri problemi della comunità per inseguire i dejà vu di Floriano o di Pinco Pallino, continuando a spacciare questa o quella amministrazione per qualcosa di nuovo e facendole il più grande dei favori: perché a Guardia non c’è nulla di più vecchio, muffito e stantio di chi da più di vent’anni schiera ancora le stesse persone.

Ma chi vuole può capirlo benissimo da solo.