
Mi unisco al grido di dolore che si leva nei bar di tutta Guardia, raccolto dalla cittadinanza con giusta trepidazione. Da Santa Lucia al bivio per San Lorenzo è tutto un allarme, uno sgomento, un’insonnia per il sindaco che sciaguratamente non ha la benché minima intenzione di rassegnare le dimissioni e per la resistenza dei cantinieri che invece purtroppamente ancora c’è (il sindaco pretende financo di gestire i prossimi Riti Settennali, anziché farli coordinare da Gabriele, Tonino e Maruzzella, per dire come siamo messi).
Il panzismo ormai è estinto su tutto il territorio (e perfino sui social: i commenti a riguardo, sono tutti di sberleffi, neppure un tifoso a riequilibrare). Ma sopravvive come se nulla fosse tra i banconi dei bar. Che si dividono tra quelli che “Floriano, ha fatto tanto per Guardia”, dunque è colpa del sindaco che deve andare a casa. Per questa specie non c’è logica che tenga: al cuore (e al portafoglio) non si comanda. E quelli che, ansiosi di liberarsi di chi non se li fila manco per niente, menano scandalo perché il sindaco dopo tre anni di nulla non s’è ancora dimesso. Ma la crisi è tutta mediatica: nessuno l’ha formalizzata e giuridicamente non esiste. Ma c’è di più e di peggio, come mi faceva notare qualcuno stamattina davanti a un caffè: “Ma se non si dimette dopo a me chi mi rappresenta? Facciamo qualcosa. Basta un niente e ci ritroviamo Floriano al Municipio, che poi – dice a bassa voce – sarebbe tanto di guadagnato dopo il fantasma che abbiamo oggi!”. Al nome di Floriano, si levava sul marciapiede antistante un grido di giubilo, una corsa affannosa a cancellare i commenti sui social, accompagnato da trombette e tricchetracche. Frattanto, attorno al bancone, oltre ai soliti clienti, si era radunata una piccola folla plaudente. Chi recitava a memoria l’ultimo comunicato del sindaco (gli auguri di Buone Feste del 2021-22-23). Chi sventolava il volantino di “Guardia sei tu”: “Sindaco dimettiti!”. Chi esibiva il post di Carlo Falato sul suo smartphone: “Dobbiamo portare a termine una esperienza, che gli elettori di Guardia Sanframondi hanno premiato con il loro consenso… perché noi non siamo cialtroni, scaldapanche, mangiapane a ufo e pure incapaci”. C’era persino un elettore di Amedeo, guardato con comprensibile curiosità dagli altri, che commentava l’ultimo pezzo di Rinascita guardiese “Accadde oggi” recapitato su Whatsapp: “Quattro consiglieri della minoranza e cinque della maggioranza, sottoscrivono un documento… e mandano a casa il sindaco Ceniccola…”. Poi c’era quello che “Floriano, ha stufato”. Quello che “Guardia sei tu” sul merito ha ragione (ma non dice qual è il merito), dunque il sindaco deve andare a casa. Quello che addirittura rimpiange i bei tempi della “Cossa”, ergo il sindaco deve andare a casa. Quando poi dal bancone, si apprendeva che se il sindaco va a casa è già pronta la lista florianesca da contrapporre ai soliti cantinieri (si paventa la presenza in lista di un pezzo da novanta da almeno cinquecento preferenze), due fra i più giovani all’esterno accendevano petardi e fuochi d’artificio per una piccola festa di quartiere che rischiava di arrostire un gatto di passaggio. E la folla diventava addirittura assembramento alla notizia che è in fase molto avanzata anche una terza lista “civetta” guidata da uno che non lo vota neanche la moglie, insieme ad altri trascinatori di folle, non so se mi spiego, ma solo “probabilmente”. Gli astanti, incuranti della brezza di tramontana, affermavano che avrebbero costituito lì su due piedi un comitato di sostegno.
Ascoltando le dotte analisi degli esperti sulle dimissioni del sindaco e sul probabile sbocco elettorale prima dei Riti stavo per precipitare nel sonno dei giusti, quando mi ha destato e trafitto un’illuminazione, così ho lanciato l’idea clou: aboliamo le elezioni, non presentiamo nessuna lista alle prossime comunali. Solo così, con la democrazia commissariata, i problemi di Guardia si annullano o perlomeno si dimezzano.
Mi hanno fatto la ola.