Dal primo gennaio mi chiamo Rinato perché ho voglia di rinascita, di ripartire da zero. Azzerare tutto, compreso il malumore dell’anno passato, non ho voglia di ricascarci, non ho pensieri gravi e melanconici, tantomeno ostili e astiosi; ma solo propositi radiosi e attese promettenti, penso che d’ora in poi vivremo felici e contenti. D’altra parte se pensassi il contrario ugualmente non inciderebbe affatto sulla realtà delle cose, quindi tanto vale vivere meglio pensando il meglio possibile. È gratis e non nuoce alla salute, a differenza della rabbia.

Vi risparmio gli aspetti intimi e privati della rigenerazione, ma dopo l’anno irrilevante che se ne va vorrei festeggiare più la sua fine che l’anno nuovo. Un altro anno irrilevante per Guardia; l’ennesimo. Un altro anno che ha reso ancora più depresso questo paese: basta dare un’occhiata agli eventi per le festività natalizie. E il brutto è che non è ancora finita. Nell’ennesimo anno irrilevante tanti hanno chiuso attività, perso prospettive; il paese si è inguaiato il futuro al solo scopo di tamponare la crisi di pochi privilegiati. E qualcuno di loro si è fatto bello campando sul disastro. Complimenti, che bravi. Da anni ormai siamo costretti a isolarci, a rinunciare alle cose più elementari, a chiuderci, a vivere sotto il bombardamento quotidiano del degrado, subendo un regime di ipocriti, se non di incapaci. Negli ultimi anni per la prima volta Guardia s’è trasformata, racconta solo storie edificanti al puro scopo di ammaestrarci e per iniettarci la dose fissa di banchetti&falanghina. Crollano le case e si bloccano le strade? È un rimprovero per noi cittadini, è sempre colpa nostra. Crolla il commercio di vicinato? La colpa è che il giorno prima siamo andati a fare shopping in massa a Telese o al centro commerciale. Si dilata o si restringe il rapporto temporale di causa-effetto… Un incubo, un’allucinazione collettiva, permanente. Con l’immancabile fervorino di fine anno: il Gospel natalizio, che toglie i peccati dal mondo. Non bastasse tutto ciò il GruppoVanesioShow che guida il comune ha contribuito pure a rafforzare il conformismo di gregge, ovvero l’osservanza pecorina degli stupidi precetti del politicamente corretto. Mai come in questi anni sono stati premiati gli incapaci e gli immeritevoli, la feccia è salita al potere a ogni livello e in ogni ambito; il mix di arroganza e trasformismo ha prodotto una società guardiese, più brutta, più cattiva delle precedenti. Chi comanda mira solo a sistemarsi le chiappe e dove sono sedute. E in questo contesto, nei prossimi giorni un sindaco parruccone ci racconterà tassativamente su Facebook la favola del paese che ce la fa, farà il suo pistolotto pieno di ovvietà e di ipocrisie. Ma vai…

Se non rifiutassi ogni forma di suicidio, compreso il suicidio intellettuale, dal primo gennaio smetterei di scrivere, niente più articoli. Mi lascerei andare, mi apparterei in silenzio. Tanto non vale la pena, le armi sono scarse, il disgusto cresce. Sul piano pubblico poi, se non tenessi a questo disgraziato paese, aspetterei i barbari perché facciano piazza pulita degli inetti e degli insetti al potere, quel vasto ceto parassitario al comando, più coloro che gestiscono gli apparati annessi e la cupola mediatica e culturale. Che arrivino loro, i barbari, altro che l’opposizione, e facciano carne da porco.

So già che qualcuno sbufferà, molti rifiuteranno questa prospettiva con sdegno, mi accuseranno pure di aver votato o addirittura di aver preso i soldi non so da chi. Tanti diranno che voglio nuovamente Floriano sindaco per direttissima, senza compromessi. O non voglio più tra i piedi nani e ballerine, e potentati annessi; non ne voglio più sentir parlare e via dicendo, tanto, come si diceva una volta, “il più pulito ci ha la rogna”…

Ma Rinato quale io sono dal prossimo lunedì, è fiducioso, è ingenuo e benpensante, vede solo buona fede, non vede il male da nessuna parte e non pensa male di nessuno; è pure disposto a mettere la sua quota per fare un regalo di pensione per il sindaco (uscente). Sarò ingenuo, però, se vogliamo, il mio ottimismo nasce da un eccesso di pessimismo, così radicale, a 360 gradi, che alla fine della circumnavigazione non può che capovolgersi in ottimismo… La fiducia di chi non ha più niente da perdere, l’allegria dei naufraghi. Poco fa vi avevo lasciato con un’analisi apocalittica, con qualche voluttà di disastro, una visione così catastrofica da invocare la calata dei barbari per azzerare tutto e cacciare i furfanti dal tempio da questa antica comunità. In fondo non sono cambiato affatto, la prospettiva di oggi a Guardia è un’evoluzione naturale delle precedenti; sto semplicemente passando dal mezzo bicchiere vuoto al mezzo bicchiere pieno, ma il bicchiere è sempre quello. Meglio rischiare il peggio, che averlo di sicuro. Sperando però che Rinato non duri da Capodanno all’Epifania.