
Ogni sera, va in scena la recita, lo spettacolino. Polvere di stelle con cipria tricolore. Come al circo o al teatrino, accendi la tv e compare un Palazzo coi fari di scena bianco, rosso e verde: è la dimora delle Fecce Tricolori. Comincia la novena, il teatrino in lode del governo Meloni e del buon dio che ce lo ha mandato in terra. Eravamo abituati al servilismo dei tg e dei talk, ma qui siamo a una forma di regime assiro-babilonese, temperato solo dal ridicolo. Alle otto della sera, otto volte su dieci, l’ho contato, il suddetto spettacolino comincia con uno strillo: Giorgia. E tutti i telespettatori si devono alzare in piedi e dire “Ora pro nobis”. Poi si vede lei, la Ninì Tirabusciò di Palazzo Chigi, che corre, viaggia, scende la scaletta dell’aereo, scende le scale, fa tutto in velocità, parla, posa, recita, fa finta di governare e decidere. Ogni giorno, ogni sera, la scena si ripete. Poveri mentecatti un tempo definiti giornalisti, svendono gli ultimi bricioli di dignità professionale, ridotti a latrare lì fuori dal Palazzo come mendicanti di saliva e incensare lei, lui e la Corte dei miracoli. E a svolgere il ruolo di popcorn, devono intrattenere perché a un certo punto si manifesterà lei, e farà la sua recita incentrata sul tema “Quantosonobrava show”, in cui si autocongratula e spiega come “noi fenomeni, popolo di santi, poeti e navigatori, imitati in tutti il mondo, rispettati in tutto il globo terraqueo, faremo, daremo, salveremo il paese”. Ogni comunicazione è coniugata al futuro. Neanche nella repubblica delle banane gli “eletti” si rivolgevano con tale frequenza e con tale supponenza alla tv (e ai social)… Si capisce che la recita ha una sola finalità: campare sulla propaganda, lucrare consenso. Non c’è Natale che tenga, la messa di mezzanotte la dice direttamente Giorgia in tv. Ma il telegiornale unico non si esaurisce alla messa in gloria di Giorgia. La giornata politica viene scandita da una formula fissa: apologia di Giorgia e del governo in carica; breve intermezzo molesto che comincia “dall’opposizione” per avvertire come sui pacchi funesti di sigarette, di non credete a quello che vi riferiremo in questo minuto; si conclude con l’Apoteosi della maggioranza, il defilé dei Salvini, Lollobrigida, Santanchè, Sangiuliano, Urso… che mandano a memoria le loro gag e rassicurano il gentil pubblico che tutto va nel migliore dei modi, nessuno verrà lasciato indietro. Dai, fate un’eccezione, lasciatemi indietro, andate avanti voi che a me viene da ridere.
Ma la cosa che più colpisce è la differenza tra ciò che senti in giro e ciò che appare nella recita televisiva e dei giornali. Quando cammini per strada, incontri, ascolti al telefono amici e parenti, sconosciuti e conoscenti, senti gente che non ce la fa più, che critica, a torto o a ragione, i provvedimenti del governo, che non sopporta gli show di Giorgia, che è arrabbiata perché ha perso il lavoro, il reddito o ha dovuto chiudere la propria attività, angosciata, sfiduciata, demoralizzata, polemica. Invece senti la recita televisiva e sei su un altro pianeta: tutti sono contenti delle misure, accettano come soldatini ogni decreto, ne vantano la giustezza o la necessità, nessuno che mai osi mormorare, dissentire, lamentarsi. Persino i sondaggi e le statistiche vengono stravolte. Un altro paese, opposto quello reale. Un reality tipo l’isola dei fumosi. Ma sfottetevi tra voi, lasciate stare noi. Se non fosse tutto così malfatto, ridicolo, pacchiano, direi che i telegiornali vengono prima confezionati a Pechino e poi mandati da noi.
Consiglio finale: non vedete i tg, non guardate i talk-show, fate altro; o vedeteli con le cuffie ridendo solo delle comiche, senza il sonoro; considerateli solo una striscia di Telemeloni.