
Guardia sta cambiando vorticosamente ma non solo nel senso che tutto invecchia in fretta; a più di settant’anni – se prendiamo la politica – si può essere debuttanti, mentre le carriere precoci finiscono precocemente.
Cosa è successo negli ultimi decenni nel nostro universo sociale e politico? Tredici anni fa era approdata in Comune un’onda di giovani under40; una lista – detta panzaiuola – abbastanza giovanile, che non ha prodotto alcunché per la comunità. Ma dopo l’onda giovanile, cominciata appunto con Floriano, la generazione dei ragazzi approdati in politica alle ultime elezioni era in larga misura così impreparata e inadeguata da spianare la strada a un ritorno dei “seniores”. Questo è il dramma di Guardia. È che la generazione di trenta-quarantenni che avrebbe i titoli e le qualità per diventare la nuova classe dirigente, è in larga parte emigrata; e chi resiste non vuol sapere d’impegno politico, e non vuole uscire dalla sfera normalizzata per impegnarsi con ruoli pubblici. Al più, agisce nel campo della comunicazione social, il web, ma si tiene alla larga dalla politica. Tralascio la questione femminile, con le solite quattro volenterose che strepitano per l’assenza delle donne al governo della comunità a causa della politica stessa che le ha lasciate a casa. Così, per ritrovare un minimo di competenza e affidabilità, la vita politica a Guardia è costretta a ripartire dai coetanei dell’ultima mummia di potere. I giovani più dinamici poi non hanno motivazione né intenzione d’impegnarsi in politica; di conseguenza ogni discorso sui giovani in politica a Guardia resta impoverito. Restano così a sciamare per le vie della politica paesana solo gli scappati di casa, almeno fino alle prossime votazioni.
Morale della favola: gli invocati “giovani” non sono ricercati dal “sistema” politico guardiese ma a loro volta non hanno nessuna voglia d’impegnarsi. La politica è uscita dal loro orizzonte, per molti giovani guardiesi promettenti o competenti, non solo per lo spettacolo avvilente della stessa politica ma per l’assenza di scouting e reclutamento selettivo da parte della classe politica. O perché i giovani stessi sono stati formati a vedere il singolo e il globale, ovvero i temi che riguardano strettamente la propria vita individuale o l’intero pianeta. Mancano quindi i gradini intermedi, il territorio, la comunità, i corpi sociali in cui si radica e agisce la politica. E i loro studi sono finalizzati a eccellere nei rispettivi campi ma sono largamente alieni dal contesto e dai temi pubblici: niente passioni ideali e civili, niente giornali da leggere, niente progetti in comune. Insomma se arrivano i Floriano e succedanei non è (solo) per misteriosi complotti orditi chissà dove; ma è il frutto di questa vistosa disfatta della politica, questo evidente degrado del suo ceto e dei suoi criteri di reclutamento.
Eppure una proliferazione di giovani in politica a Guardia serve anche per squalificare i peggiori in carica; ma poi i giovani, come Godot, non arrivano mai.