Da anni la cosiddetta amministrazione – e di sbieco alcuni suoi desolanti esponenti -, allieta le nostre giornate con una vis comica degna del compianto Totò il quale in uno sketch raccontava a Mario Castellani: “Pasquale! Pasquale, maledetto! Ti debbo sfondare il cranio! Pum!… Io pensavo, chissà sto stupido dove vuole arrivare?… Ma perché non hai reagito?” chiede Mario Castellani. Totò risponde, divenendo subito serio: “E che mi frega a me, che so’ Pasquale io!”. Una gestione austera e silenziosa, ma composta di tanti sederini d’oro candidati a tutte le poltrone sulla piazza grazie a un posteriore extralarge a fisarmonica (a tre, o quattro, o cinque chiappe) che gli consente di occuparne anche più d’una contemporaneamente, ma che, con l’incedere dei mesi s’è trasformata in un quieto sussulto, un atteggiamento blando o accentuato (fino a sconfinare in un atteggiamento nevrotico) al punto da considerarsi osteggiata e danneggiata o perseguitata non soltanto dalle critiche degli “amici” dell’opposizione ma dalla cittadinanza tutta e, di conseguenza, all’autocommiserazione e alla ricerca di simpatia. Non ha mai colpa, non si assume responsabilità, non ha la capacità di fare un po’ di autocritica, di mettersi in discussione, di analizzare con distacco le situazioni. In compenso, colpevolizza chi si rifiuta di accettare il loro insignificante operato. E i loro (pochi) sostenitori rimasti, furbi, anziché sorvolare per carità di patria, si scapicollano a dar loro ragione: lanciando la lingua oltre l’ostacolo. E pazienza se questi veri e propri scudi umani avevano sudato le sette camicie ravanando su Google a caccia di uno straccio di patacca che corroborasse le solennissime minchiate sparate sui social da questi “competenti”. Ma forse non erano a conoscenza che questa è gente fatta così, la scuola è la stessa da decenni: una specie di juke-box itinerante con chitarra al seguito che distribuisce promozioni e bocciature a seconda di chi infila la moneta nell’apposita fessura. E per moneta (sia chiaro) non s’intende il vil denaro (qualcuno, sembra, entrò sindaco, ne uscì con migliaia di euro sottratti al budget familiare). Gli unici che non sembrano toccati dalle critiche dei cittadini guardiesi – forse perché inconsciamente se ne avverte la loro precarietà, l’inconsistenza – sono le nuove leve e il pilota ruspante, che è talmente scollegato dalla realtà da risultare sempre uguale a sé stesso (eccetto sulla bilancia).

I loro moniti su facebuk rivolti all’opposizione sono come il placebo: ti illudi che ti curi, invece è acqua fresca. Ma questa è gente che va avanti così da vent’anni a questa parte, è più ineffabile del papa, quindi nessuno nota le contraddizioni (minchiate). Appena aprono bocca, viene da domandarsi come abbia fatto Leo Longanesi, senza conoscerli, a concepire il famoso aforisma. “Non capisce nulla, ma con grande autorità e competenza”.

In un altro paese, un’amministrazione che non ne azzecca una manco per sbaglio e riesce a far incazzare anzitutto i suoi elettori sarebbe una benedizione per le opposizioni (minoranza e società civile). Che accenderebbero ogni giorno un cero a San Filippo, a San Rocco, a Sant’Antonio e a Ognissanti e la inchioderebbero alle bugie e contraddizioni preparando la riscossa ben prima del 2025.

Qualcuno pensa che ce l’abbiamo con loro. Nulla di più sbagliato: noi siamo solidali con questa amministrazione e vorremmo liberarli di un peso che neppure il loro proverbiale stomaco moquettato è in grado di digerire. Inoltre, gli abbiamo sempre riconosciuto molte doti: riflessi pronti, capacità di lavoro, apprendimento e furbizia (pericolosa scorciatoia dell’intelligenza). Perciò ci domandavamo che gli sia saltato in mente già tre anni fa di suicidarsi politicamente diventando l’opposto di se stessa, inimicandosi i cittadini elettori. Se fossero rimasti con quello che c’era prima, che poi è il loro habitat naturale, potrebbero dirlo papale papale: “Signori, ci hanno eletto ancora una volta per distruggere definitivamente questo paese. Quindi non rompeteci le palle: è una vita che sogniamo di vendicarci…”. Invece non possono, perché non si sa mai una candidatura tra un paio d’anni al comune o da qualche altra parte… Quindi sono lì che si arrabattano da mane a sera per escogitare scuse tipo “non c’è ‘na lira” per non rispondere alle critiche.

Ma è vita, questa? Dateci retta, prima delle prossime elezioni, tornate a casa! Alla vostra età, l’arrampicata sugli specchi può essere letale. Vedrete che si troverà sempre qualcuno che farà clap- clap al Pnrr che sistemerà il campanile dell’Annunciata al vostro posto.