Chiedo scusa ai lettori del blog ma scrivere di Guardia mi riesce sempre più difficile. Un po’ perché così deve andare e un po’ perché non riesco a mettere a fuoco i pensieri sulla tastiera del pc, a individuare un punto, un argomento da affrontare, un bersaglio, una polemica, un’accusa da lanciare, se non quella dell’ultima ennesima emergenza idrica in piena vendemmia. Non perché a Guardia non ce ne siano, sia chiaro, ma per l’esatto opposto: ce ne sono troppe. Un po’ come avere decine e decine di malattie, tutte gravi, e non provare più a curarne nessuna, tanto non servirebbe a niente.
L’ultima malattia scoperta, per esempio, fra le mille e una di questo disgraziato paese a cui arrendersi (e di cui abbiamo già scritto), l’ultima polemica (senza vis), è quella sul “bene di Guardia”, quel “ritrovare lo spirito di collaborazione” fra politica e cittadinanza.
E che gli dici a uno che ha la faccia di lanciarsi in una crociata simile, magari con la pretesa di renderla efficace e perfino credibile? E poi, il bene di chi? Collaborare con chi? Con gli incapaci che ci amministrano da vent’anni a questa parte? Con i bugiardi con cui solidarizzano? Con chi ha raggirato una comunità per decenni senza provarne nemmeno vergogna? Con i loro egoismi aberranti? E per fare cosa? È legittimo, per carità, ognuno si giochi la sua vita come vuole, però non rompa i coglioni al prossimo. Altro che “collaborazione”, al solo sentire cazzate del genere, il cittadino di Guardia dovrebbe mettere mano dove sa. Io lo farei. Grandine? Peronospora? Prezzo delle uve? Bretella? Qualità della vita? Manca l’acqua? Basta entrare in un bar o sedersi su una panchina e tendere l’orecchio per accorgersi che il paese reale è questo. E questi supposti e supponenti fenomeni non hanno mosso un dito contro la crisi che anch’essi hanno causato. Su questi temi solo bazzecole, quisquilie, pinzellacchere. Non ci sono più parole, ma solo parolacce, per commentare l’insipienza di chi amministra e ha amministrato questo paese. La vera emergenza è tutta qui, nella nostra classe politica e dirigente; è chi dovrebbe dare delle risposte ai guardiesi e non lo fa: altro che condivisione e collaborazione.
Prendiamo “quelli che c’erano prima”, su come fossero imbattibili, nella questua di consensi presso il proprio elettorato, con il loro smerciare prebende, il loro cullare successi, brandire premi e riconoscimenti (a pagamento) come fossero salamelle alla sagra della falanghina, baciare fondoschiena, bastava evocare il Sacro Panz e il gioco era fatto e accorgersi poi che i fenomeni che abbiamo oggi nel palazzo li stanno surclassando. Li battono, certo, perché loro sono per il cambiamento. Sono poliglotti, e pure in più lingue; vedrete che se e quando chiudono con la politica potranno trovare un’occupazione negli States o darsi al teatro con risultati entusiasmanti (qualche conoscenza ce l’hanno), o almeno alla pubblicità di qualche cantina, e qui quelli della collaborazione a tutti i costi non possono proprio competere. Per loro l’incantesimo sta per scadere, ma solo quando svanirà del tutto si potrà fare l’inventario dei danni della folle sbornia per il “cambiamento” causati alla comunità, che ha accecato le migliori viste, assordato i migliori uditi, ammutolito le migliori voci, rincoglionito i migliori cervelli di questo paese negli ultimi tre anni. E ha impedito alla gente di rendersi conto in presa diretta della loro imbarazzante mediocrità e inettitudine. Quando la gente capirà i danni che hanno provocato, andrà a cercarli coi forconi. E ci toccherà pure difenderli.
Noi, lo confessiamo da tempo, non riusciamo a stupirci di nulla perché sapevamo tutto. Chissà che mestiere fanno, o dove hanno la testa, i novelli collaborazionisti, che ora cadono dal pero e si stracciano le vesti per il clima di scontro che si avverte a Guardia. Certo, dev’essere frustrante passare la vita a rimuovere la realtà, a costruirne una di fantasia a uso del padrone delle ferriere di turno, poi sbattere le corna contro i fatti veri, esclamare “ohibò, chi l’avrebbe mai detto che a Guardia c’è questo clima poco amichevole” e sentirsi rispondere: “Guarda che lo dicevano tutti tranne te, strunz!”.