Come ben sanno i nostri autorevoli amministratori, a una decina di minuti a piedi dal palazzo del Municipio, tra l’ex statale e la locale caserma dei carabinieri, gli abitanti di un insieme di abitazioni, reclamano da decenni un intervento adeguato su viabilità e sottoservizi inesistenti. Sono alcune famiglie suddivise in altrettante abitazioni.

Da ben 23 anni, ormai, i residenti lamentano la mancata realizzazione di un’opera – un tratto di strada mai completato e oggi praticamente abbandonato a sé stesso – e convivono con l’abbandono e l’incuria oltre ogni umana sopportazione, in particolare per la mancanza di servizi, rete fognaria e una illuminazione pubblica. Uno sbocco sull’ex statale pensato con lo scopo di migliorare la vita dei residenti, e, tra l’altro, mai dichiarato inagibile. Costretti loro malgrado a transitare su uno sterrato colabrodo (che alle prime piogge diventa un pericolosissimo pantano) che mette a repentaglio la sicurezza degli abitanti. Una realtà constatata anche da abituali frequentatori, ospiti e gente di passaggio (infatti, il tratto di sterrato è aperto a tutti, tutti possono entrare, parcheggiare ecc…). Una situazione oggi al limite della decenza. Stanchi, esasperati e stanchi di essere presi in giro con tanto di tono di supponenza, ma non per questo privi di rabbia (e quando l’esasperazione supera il livello di guardia…). Stanchi di vivere in una zona evidentemente troppo lontana dalle traiettorie dei suv degli amministratori e dalle case della Guardia-bene. Stanchi della loro assenza. Per loro è un problema che non esiste. Anzi no dobbiamo ammettere che la presenza dell’amministrazione comunale si sente, nel portafogli.

Ma che hanno fatto gli abitanti di prolungamento via Parallela al sindaco e ai suoi assessori? Perché una volta erano sempre là, non perdevano occasione per presentarsi e farsi vedere, mentre adesso niente. Che gli abbiano negato un piatto tipico e un calice di Quid? Che, ormai stanchi, abbiano chiuso in anticipo il buffet? Oppure rifiutato un selfie? Qualcosa dev’essere successo, un’attrazione così forte non può svanire da un giorno all’altro senza alcun motivo. Aspetta, e se non potessero giungere sul luogo in questione a causa della mancanza di una mappa aggiornata della zona? Infatti, per gli uffici comunali, la strada ad oggi non esiste. Perché se la dicitura strada comunale, significa “di uso pubblico” non è detto che è proprietà comunale, quest’ultima infatti non si acquisisce tramite delibera ma con altri atti, come per esempio il regolare esproprio, in questo caso mai completato. Ma poi, oggi non sono necessarie le foto per documentare le condizioni di questi 100 metri di sterrato. È sufficiente cercarla su Google Maps, dove i sassi e le erbacce sono ampiamente mostrati. Oppure recarsi direttamente sul posto. Visto che in questo tratto transitano quotidianamente persone (inclusi anziani e bambini) che, ogni giorno, devono destreggiarsi per evitare di slogarsi le caviglie e la sera per avere un po’ di luce devono munirsi di smartphone.

Per amministrare bene una comunità bisogna conoscerla. Se da anni non si interviene o si ignora il problema, ma non vogliamo crederlo, vuol dire che si è deciso di non intervenire. Infatti, alla richiesta di intervento e di ripristino di condizioni elementari di decoro, si è sempre risposto che non c’erano i soldi. Ebbene, che non si riesca a trovare i soldi per completare un centinaio di metri di sterrato, dopo decenni di finanziamenti, appalti, somme stanziate negli anni, progetti, variazioni, cause civili, ecc., abbandonando lo stesso al degrado e mettendo così in pericolo la sicurezza dei residenti non è in alcun modo accettabile. Senza tralasciare i danni che il protrarsi di questa condizione provoca non riguardano soltanto la sicurezza delle persone (come se non fosse già più che sufficiente questo). Ovviamente anche il valore degli immobili ne risulta gravemente danneggiato. Per non parlare della qualità stessa del convivere urbano. Non vogliamo pensare che per questi cittadini guardiesi non è ancora arrivato il tempo di vedersi garantito il diritto a vivere in un ambiente degno di un Paese civile.